Al circolo Berneri di Reggio prosegue la mostra sui “gioielli” della Fai (la Federazione anarchica italiana) reggiana, inaugurata il 18 dicembre scorso negli spazi di via don Minzoni con un incontro di Gianandrea Ferrari e Arturo Bertoldi sulle tendenze libertarie nel movimento operaio reggiano. Nell’occasione, per ragioni di spazio, era stato possibile far partecipare soltanto la metà delle persone che si erano iscritte, motivo per cui a marzo è previsto un secondo evento sullo stesso tema.
Nella mostra sono esposti uno striscione d’artista dedicato a Camillo Berneri, la storica bandiera del Gruppo comunista anarchico reggiano Spartaco e il cartello pubblicitario del trattore R60, costruito durante l’occupazione delle Officine Reggiane negli anni ’50. La mostra è aperta il martedì e il venerdì pomeriggio dalle 17 alle 19 e il sabato mattina dalle 11 alle 13.
La bandiera Spartaco è una bandiera storica del gruppo comunista anarchico reggiano: fu ricamata intorno al 1905 e dedicata al gladiatore romano Spartaco. Fu utilizzata dagli anarchici reggiani durante le manifestazioni antimilitariste del 1915 contro l’ingresso dell’Italia nella Prima guerra mondiale, e nel 1920 durante l’occupazione delle Officine Reggiane sventolò sui pennoni della fabbrica – all’interno della quale era presente un gruppo anarchico con una forte presenza femminile. Furono proprio queste ultime a sotterrare il vessillo in un orto a Santa Croce per oltre 20 anni, salvandola dal periodo fascista. La bandiera fu dissotterrata nel 1945 e riconsegnata nel 1970 alla Fai reggiana.
Il cartello pubblicitario del trattore R60 (di 150 x 200 centimetri) fu realizzato dai pittori delle Officine Reggiane: si tratta di un dipinto policromo a tempera su compensato con cornice sagomata bianca, un pezzo unico nel suo genere nel panorama della cartellonistica industriale. È presente la scritta: “R60, motore diesel, quattro tempi iniezione diretta, 60-60 HP a mille giri, cambio di velocità a cinque marce e retromarcia 55-65 HP alla puleggia”, preceduta dal logo delle Officine Reggiane e da una grande immagine della cingoletta di colore giallo. Il cartello è antecedente all’occupazione della fabbrica: in basso, infatti, si trova una scritta che recita: “Io, Bonafini geom. Antonio dell’Ufficio tecnico delle Reggiane dal 1940, insieme al mio capo ufficio ing. Rattonetti e altri ingegneri provenienti dalla Fiat, ho lavorato per lo studio di questo trattore a cingoli, per essere costruito in serie alle Reggiane finita la guerra”.
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Stato di abbandono? Io direi più atti di vandalismo...
Sono sempre più vergognosi senza un briciolo di pudore ,superpagati per scaldare le poltrone e non per risolvere i problemi reali della gente !
La sinistra vuole solo governare non pensa le cose importanti per gli italiani anche se non è in grado di farl: pur di avere voti […]