Appello Aemilia: confermati 2 anni a Iaquinta con la condizionale. Eseguita misura custodia per Muto

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Dopo la sentenza di appello ‘Aemilia’ di giovedì a Bologna, è stata eseguita questa mattina una misura di custodia cautelare in carcere per un imputato, Antonio Muto (classe 1971), già detenuto perché coinvolto in un altro processo di ‘Ndrangheta, e cioé l’operazione ‘Grimilde’. Ha dunque trovato accoglimento da parte dei giudici la richiesta avanzata dal sostituto procuratore generale Lucia Musti nei confronti di Muto per il reato di associazione mafiosa, in qualità di partecipe.

Sono in totale quasi 700 gli anni di reclusione inflitti dalla Corte d’Appello di Bologna per i 118 imputati del maxiprocesso ‘Aemilia’, contro la ‘ndrangheta in Emilia-Romagna. La procura generale aveva chiesto pene per circa mille anni. I condannati sono stati 91, mentre ci sono state 27 tra assoluzioni, proscioglimenti e prescrizioni. Dopo circa cinque ore di Camera di consiglio i giudici hanno letto il dispositivo della sentenza d’appello del processo Aemilia.
La condanna a due anni è stata confermata per il campione del Mondo 2006 Vincenzo Iaquinta, imputato nel processo di Aemilia. All’ex calciatore di Juventus e Udinese, tra le altre, è stata concessa la sospensione condizionale della pena. Mentre per Giuseppe Iaquinta, imprenditore edile, padre di Vincenzo, accusato di associazione mafiosa, la pena è stata ridotta da 19 a 13 anni. La sentenza è stata letta dai giudici nell’aula bunker del carcere della Dozza di Bologna. Le richieste dei magistrati nella requisitoria, nei confronti dei 118 imputati, superavano i mille anni di pena. Tra i processati 33 sono stati accusati di associazione mafiosa, mentre tre, Pasquale Brescia, Rosaria Ameglio e Alessandro Lupezza, sono stati giudicati da un’altra Corte.

Ma anche chi è stato condannato per associazione mafiosa ha ottenuto degli sconti di pena non solo rispetto alla sentenza di primo grado, in cui complessivamente erano stati comminati oltre 1.200 anni di carcere, ma anche rispetto alle richieste avanzate dalla Procura.

E’ accaduto nel caso di Michele Bolognino, per cui erano stati chiesti 28 anni, è stato condannato a 21 anni e tre mesi, mentre Gaetano Blasco si è visto comminare una pena di 22 anni e 11 mesi contro i 25 anni e sei mesi chiesti dall’accusa. Piccoli sconti anche per Alfredo e Francesco Amato, per i quali era stata chiesta la conferma dei 19 anni e 19 anni e un mese decisi dai giudici di primo grado: i due, infatti, sono stati condannati rispettivamente a 17 anni e a 16 anni e nove mesi.

Riduzione robusta, come già detto sopra, per Giuseppe Iaquinta, la cui condanna è scesa da 19 a 13 anni (la Procura generale aveva chiesto la conferma della pena inflitta in primo grado), mentre per il figlio Vincenzo, ex attaccante della Juventus e della Nazionale, è stata confermata la condanna a due anni per reati in materia di armi, ma con il beneficio della sospensione condizionale della pena.

Tra gli altri accusati di associazione mafiosa, Eugenio Sergio è stato condannato a 13 anni e otto mesi contro i 17 anni e mezzo chiesti dall’accusa, mentre per Giuseppe e Palmo Vertinelli le pene sono, rispettivamente, di 16 anni e quattro mesi (l’accusa aveva chiesto 23 anni e sei mesi) e 17 anni e 4 mesi (anziché 23 anni e nove mesi).