A Reggio un autunno tra arte e fotografia con Bourke-White e altre cinque mostre da non perdere

La fotografa di LIFE Margaret Bourke-White – FPM

La Fondazione Palazzo Magnani di Reggio ha presentato il programma della prossima stagione espositiva: una grande mostra fotografica dedicata a Margaret Bourke-White, una delle fotografe più importanti del Novecento, ai chiostri di San Pietro, e un’esposizione dedicata agli architetti che hanno costruito Reggio nel corso del Novecento, a Palazzo da Mosto – oltre a tre progetti, sempre a Palazzo da Mosto, dedicati ad altrettanti artisti nel pieno della loro ricerca.

Il rientro dalla pausa estiva vedrà a Reggio un importante ritorno: dall’11 al 13 settembre i chiostri di San Pietro ospiteranno la XXXIV edizione del Convegno nazionale dei dottorati di ricerca in filosofia. Curato da Carlo Altini del Dipartimento di educazione e scienze umane (Desu) dell’Università di Modena e Reggio, il convegno trasformerà i chiostri reggiani in una vera e propria “cittadella del pensiero”, animata da oltre cinquanta giovani ricercatori e ricercatrici e quindici docenti provenienti da tutta Italia. L’appuntamento segna il ritorno del prestigioso evento a Reggio dopo quindici anni: l’ultima edizione reggiana risale infatti al 2010, al termine di un lungo ciclo organizzato dall’Istituto Antonio Banfi.

Ad arricchire il programma anche una mostra fotografica: sessanta scatti della fotografa di Der Spiegel Digne Meller Markovicz, dedicati a Martin Heidegger e provenienti dalla collezione privata di Rolando Gualerzi. Le immagini, pubblicate postume nell’intervista-testamento “Ormai solo un Dio ci può salvare”, offrono uno sguardo intimo e potente sul filosofo tedesco.

Dal 25 ottobre all’8 febbraio, invece, nelle sale affrescate dei chiostri di San Pietro sarà aperta al pubblico la mostra “Margaret Bourke-White. L’opera 1930-1960”, a cura di Monica Poggi e in collaborazione con Camera – Centro italiano per la fotografia. Attraverso oltre 150 fotografie di straordinaria forza, l’esposizione racconta le profonde trasformazioni del mondo moderno e offre un ritratto vivido di una delle figure più emblematiche della fotografia del Novecento. Un percorso affascinante che ripercorre il lavoro, la vita e l’esperienza umana di Bourke-White, testimone instancabile del suo tempo e pioniera capace di superare barriere e confini di genere.

Dal 22 novembre all’8 febbraio, invece, Palazzo da Mosto accoglierà una mostra dedicata ai grandi architetti che, nel corso del Novecento, hanno contribuito a costruire e trasformare la città di Reggio. Attraverso progetti, fotografie, disegni e oggetti, l’esposizione – dal titolo “La costruzione della città moderna: gli archivi degli architetti del ‘900 a Reggio Emilia” – promossa dalla Fondazione Palazzo Magnani in collaborazione con il Comune di Reggio e la Biblioteca Panizzi e curata da Giordano Gasparini e Andrea Zamboni, ripercorrerà l’evoluzione urbana della città del tricolore, offrendo uno sguardo approfondito sugli archivi lasciati dai principali protagonisti dell’architettura e dell’urbanistica reggiana del secolo scorso.

Carlo Lucci, Condominio a Porta Castello, disegno prospettico, 1958

Contemporaneamente, al piano terra di Palazzo da Mosto, esporranno tre artisti, nel pieno della loro ricerca espressiva, che hanno radici nel territorio reggiano.

A dicembre si parte con la mostra di Nazzarena Poli Maramotti, a cura di Silvia Bottani, che offrirà allo spettatore una panoramica del lavoro dell’artista incentrata sulla pittura di paesaggio: tele, opere ceramiche, carte e objets trouvés, che subiscono l’azione del tempo e ne vengono trasformate al punto di diventare altro da sé. Nella dissoluzione delle immagini d’archivio operata dagli agenti ambientali, si aprono possibilità rappresentative che l’artista esplora, ponendosi in ascolto della materia.

Nazzarena Poli Maramotti, Domestica Selvatica, Exhibition View

E proprio la materia è il filo rosso che collega questa con le due mostre successive che a gennaio si divideranno le sale del piano terra di Palazzo da Mosto, dedicate a Federico Branchetti e a Fabio Iemmi, con la curatela di Greta Martina.

Nella poetica di Branchetti il disegno, la plastica, il modellato della figura umana ripresa dalle sue diverse manifestazioni divengono giustificazione per un tentativo di analisi della grammatica stessa della scultura: la gravità, il peso che affonda i volumi, la tensione fra lo spazio occupato e le masse della scultura stessa sono motivi della sua indagine artistica.

La ricerca di Fabio Iemmi, invece, si relaziona con la dimensione concettuale ed estetica della materia. Le tecniche e i materiali che predilige sono assimilabili agli apparati superficiali dell’architettura, di cui reinterpreta in chiave contemporanea la “pelle”, avvalendosi di prassi consolidate quali la pittura su muro, il graffito, lo strappo.

La sede di Palazzo Magnani, in corso Garibaldi, riaprirà nel 2026, al termine di un importante intervento di rinnovamento strutturale e di riallestimento degli spazi espositivi. Il progetto, selezionato tramite un concorso di idee, è stato affidato allo studio Mpa di Mattia Parmiggiani ed è stato particolarmente apprezzato per le soluzioni tecnologiche innovative che permetteranno di creare letture differenti impostando il percorso di mostra come un viaggio immersivo. Contestualmente, saranno completamente rinnovati gli impianti elettrici e tecnologici.

La riapertura è prevista in occasione dell’edizione 2026 del festival Fotografia Europea. I lavori in corso saranno parzialmente finanziati grazie al bando della Regione Emilia-Romagna per interventi di restauro, conservazione, consolidamento e valorizzazione del patrimonio architettonico storico e contemporaneo a destinazione culturale.

Oltre alle mostre in arrivo, il presidente della Fondazione Palazzo Magnani Maurizio Corradini e il direttore Davide Zanichelli hanno presentato anche il consueto “Annual Report”, a cui si aggiunge il bilancio di sostenibilità (redatto da Asz Moore – Attolini Spaggiari Zuliani & Associati e presentato da Giancarlo Attolini), che restituisce un quadro dell’attrattività delle mostre realizzate nel 2024 e del loro impatto sul territorio, sia in termini sociali che economici e ambientali.

Anno record nella dimensione del budget amministrato (oltre 3 milioni di euro), la gestione 2024 si è caratterizzata anche per la capacità di produrre con risorse proprie una grande opera d’arte pubblica permanente, “The Organ Pipes” di David Tremlett, che ha rigenerato l’ex mangimificio Caffarri in via Gioia a Reggio, con il coinvolgimento del quartiere di Santa Croce. Nel corso dello scorso anno la Fondazione Palazzo Magnani ha saputo condurre in porto produzioni complesse come la grande mostra “CCCP Fedeli alla linea. 1984-2024” (oltre 45.000 visitatori), esposizioni sofisticate come “Marionette e Avanguardia” (con oltre 600 rappresentazioni di teatro di figura nelle sale al piano terra di Palazzo Magnani), di grande impatto popolare come i festival per i più giovani (Internazionale Kids e Reggionarra) e per tutta la città (Restate).

Asset ormai imprescindibili nella progettazione tanto nelle politiche culturali quanto in quelle socio-assistenziali, i progetti di welfare culturale sviluppati insieme a Farmacie Comunali Riunite (Reggio Emilia città senza barriere), Asp Reggio Emilia Città delle Persone, Ausl di Reggio, privato sociale e associazioni hanno continuato a dispiegare i loro effetti salutari, con un coinvolgimento crescente di operatori e utenti.

La sfida dei prossimi anni? Secondo la Fondazione Palazzo Magnani, quella di “portare processi di benessere basati sull’arte fruita e praticata all’interno delle organizzazioni aziendali, per contribuire al benessere individuale e sociale delle imprese e delle istituzioni”.

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In copertina: La fotografa di LIFE Margaret Bourke-White, vestita con una tuta di volo in pile e con la macchina fotografica aerea in mano, in piedi davanti al bombardiere Flying Fortress dal quale ha realizzato fotografie di guerra durante l’attacco statunitense su Tunisi. Algeria, 1943. Margaret Bourke-White/The LIFE Picture Collection/Shutterstock



C'è 1 Commento

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  1. Giuseppe

    La fotografia ha rotto i cosiddetti ma quando tornerà la letteratura e la poesia Reggio aveva grandi nomi da Costa a spatola perché solo queste inutili mostre? Grazie


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