A Modena aperto fascicolo di indagine per tortura dopo l’esposto di un detenuto del carcere Sant’Anna

carcere Sant Anna di Modena

La procura di Modena ha aperto un fascicolo di indagine contro ignoti per il reato di tortura dopo un esposto presentato lo scorso febbraio da un detenuto del carcere cittadino Sant’Anna su quanto avvenuto durante la rivolta scoppiata l’8 marzo del 2020 nella casa circondariale modenese, nata per protestare contro il pericolo di diffusione del nuovo coronavirus all’interno della struttura penitenziaria.

Durante la rivolta morirono nove persone: le autopsie sui corpi delle vittime, come ha stabilito la procura, hanno indicato nell’overdose da metadone e psicofarmaci la causa di otto di quei nove decessi, sopraggiunti dopo che i detenuti avevano saccheggiato la farmacia del carcere. Con questa motivazione il giudice per le indagini preliminari del tribunale di Modena Andrea Romito aveva disposto, lo scorso giugno, l’archiviazione dell’inchiesta contro ignoti per quelle otto morti, che in un primo momento ipotizzava i possibili reati di omicidio colposo e morte o lesioni come conseguenza di altro delitto.

Questo nuovo fascicolo, invece, si riferisce al racconto di un detenuto che sarebbe stato sottoposto a un pestaggio da parte di agenti della polizia penitenziaria modenese e che avrebbe a sua volta assistito al pestaggio di altri detenuti dello stesso carcere Sant’Anna. Una dinamica che ricalcherebbe – se appurata dalle indagini – quanto accaduto negli stessi giorni del 2020 nel carcere di Santa Maria Capua Vetere, in provincia di Caserta, dove un’inchiesta simile ha portato a 52 misure cautelari nei confronti di altrettanti agenti di polizia penitenziaria, chiamati a rispondere dei reati di torture, maltrattamenti e falso.

“L’esposto – ha spiegato all’agenzia di stampa Ansa l’avvocato Luca Sebastiani – è stato depositato direttamente dal detenuto nel mese di febbraio, il quale in quell’occasione mi ha conferito mandato difensivo. Il procedimento è nella fase delle indagini preliminari, pertanto da parte mia è doveroso mantenere il riserbo istruttorio. Confidiamo che, ancor più dopo le immagini che abbiamo visto a Santa Maria Capua Vetere, ci sarà massima attenzione su questi esposti da parte della procura modenese, perché i fatti denunciati sono gravi, così come le lesioni certificate dallo stesso riportate”.