Nel weekend ha fatto rumore l’intervista che l’ex ministro del governo Renzi Graziano Delrio ha concesso al Corriere della Sera: l’ex sindaco di Reggio ha elogiato la presidente del consiglio Giorgia Meloni (“è in sintonia culturale con mondi diversi dal suo”) e allo stesso tempo ha bacchettato la segretaria nazionale del Pd Elly Schlein, accusata di aver plasmato un partito che avrebbe “uno sguardo fisso a sinistra”, e che così facendo rischia di generare incomprensioni e incontrare problemi, in primis con il mondo cattolico – mondo in cui peraltro lo stesso Delrio si riconosce.
L’ex ministro, che di recente ha fondato l’associazione Comunità democratica, a suo dire proprio con l’obiettivo di “sanare il divorzio tra cultura e politica e instaurare reti”, ha espresso parole di apprezzamento per l’attuale premier: “Meloni, che prima nel suo integralismo di destra-destra non era capace di farlo, sta imparando a parlare con certi mondi. A Rimini (al Meeting di Comunione e Liberazione, ndr) si è vista un’evoluzione intelligente dal punto di vista politico che presuppone un progetto che riscontro anche sui territori”.
Proprio ciò che, secondo Delrio, mancherebbe al Partito Democratico: “Non posso non notare che mentre Meloni ascolta ed entra in sintonia culturale con mondi lontani da lei, come Comunione e Liberazione o la Cisl, il centrosinistra sembra non essere in grado di mettere in campo una sua strategia per parlare a quanti, non sentendosi rappresentati, si rifugiano nell’indifferenza e quindi nell’astensionismo”.
Per Delrio, oggi nel Pd “manca l’approccio interclassista”. E prova a tracciare la strada: “Da esponente del Pd dico: perché rinunciare a rappresentare sensibilità, appaltando il compito ad altri? Sarebbe un grandissimo errore immaginare di proporre una quercia e tanti cespugli”.







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