Ve le ricordate le maglie delle squadre di calcio prima di essere sfigurate dalle scritte degli sponsor?
Rossonere, nerazzurre, granata, bianconere, rossoblu e la più bella di tutte, quella blucerchiata della Sampdoria.
Oppure la più elegante, quella bianca con le cordicine nel colletto e i colori sociali a ornarne i bordi delle maniche, che indossata da Gigi Riva lo faceva sembrare un gladiatore candido ma invincibile.
Tutte inviolate, alla stregua di bandiere: si giocava per la squadra non per lo sponsor.
La pubblicità era relegata sui cartelloni che delimitavano il rettangolo di gioco o affidata alla voce che, dall’altoparlante, annunciava le formazioni.
Non si fregiavano, quelle maglie, neanche del simbolo della società, salvo il Cagliari: ma qui parliamo di una intera regione, non solo di una città.
Bastavano i colori storici a definirne appartenenza e origine e lo scudetto o la coccarda tricolore sul petto, a sinistra (dalla parte del cuore), a suggellarne la vittoria in Campionato o in Coppa Italia.
O, più raramente, in tutte e due.
E poi la divisa del portiere, di solito completamente nera: Zoff, Sarti, Cudicini per citare alcuni dei più famosi interpreti di quello stile ormai archiviato.
Come ad ammonire che, l’ultimo baluardo difensivo, doveva anche incutere un certo timore prima di essere superato: “l’uomo nero” a difesa dell’estrema linea bianca.
L’impressione, dettata dalla nostalgia, è che le “applicazioni” pubblicitarie anziché aggiungere, abbiano in realtà tolto qualcosa al fascino e alla poesia di quelle maglie.
Una specie di sfregio, se non di oltraggio, in cambio di denaro.
Dall’età che conservava un briciolo di innocenza, a quella esclusivamente commerciale che coprendone i colori (senza per altro coprire i costi delle società) ne rende, di fatto, indistinguibili le origini annebbiandone in tal modo le identità.
È il mercato, certo, ma è senza bellezza e privo di qualsiasi eleganza.
E poi…E poi ci fermiamo qui.
Quelle maglie, quelle là, adesso si possono ammirare sfogliando i vecchi album delle figurine Panini, la cui febbrile raccolta (celo, manca, celo…) ha mobilitato intere generazioni di ragazzini, oppure è possibile acquistarle on line a prezzi tutto sommato accessibili.
Sono copie, ma sempre meglio delle “vere” di oggi.
Che se ti venisse in mente di farci un giro, i giovani di adesso potrebbero anche pensare che non siano quelle della loro squadra.
Anzi, dei loro sponsor.
Ultimi commenti
Condivido l'intervento di Tarquinio e quello di Ipocrisy: troppe parole al vento mai seguite da fatti, come sempre
Forse è stato lo stesso scooter a liberarsi e scappare da Delrio, in aperto contrasto con la linea politica del partito.
Solo grande amarezza.... dopo aver letto questa notizia. Confido che si possa trovare presto una adeguata sede all'associazione Alpini, anche senza scomodare troppo i ragazzi di Aq16