L’editoriale. La sconfitta è orfana

Luca Vecchi con Stefano Bonaccini mic

La vittoria è di tutti, la sconfitta è orfana. Stefano Bonaccini, e con lui il partito dei sindaci e degli amministratori locali, si muove come quel comico siciliano che faceva il verso al boss mafioso latitante: “Liggio non è permaloso, gli hanno dato l’ergastolo ma lui non se l’è presa”. Così l’orgoglioso figlio dell’umile popolo di Campogalliano: “Nessuno può darmi lezioni di sinistra. Comunque, restiamo uniti”.

Se esistesse ancora un’etica basilare nel confronto politico, i Bonaccini e i capicorrente che negli anni sono riusciti a spolpare il Pd dall’interno, acquisirebbero rispetto generale se, ammettendo la sconfitta epocale, facessero tutti insieme un passo indietro – anzitutto dalle prebende e del sistema clientelare sul quale si fondano le residue aree di consenso, a iniziare dall’Emilia-Romagna.
Ma questi no. Manco passa per la loro testa la sensazione di far parte di una linea e di una struttura di potere sonoramente stangata dai propri elettori. Nessuno ha colpa, nessuno ha sbagliato, hanno portato a votare le truppe cammellate, ma ugualmente i loro elettori hanno detto loro “avete già dato, fatevi da parte”. Il risvolto persino divertente – e certamente paradossale – si evidenzia dall’altra parte, la componente “schleinista”, la quale non esiste proprio sul piano elementare, qui la sinistra interna è abituata a papparsi la sua fetta di torta fatta di poltrone comode e spesso assai ben retribuite, e a partecipare a riti mitologici sempre più numerosi e sempre più logori.
Come possono interpretare la leadership Schlein personaggi che frequentano da anni la Camera, la Regione, i Comuni, i mille tavolini imbanditi? Loro stessi, per primi, sono rimasti sorpresi e dimostrano nelle prime reazioni perfino un imbarazzo, quasi che fosse colpa loro se l’asse Delrio-Vecchi sia stato pensionato direttamente nelle urne. Questi sono vecchia cosiddetta classe dirigente, che dirige sì e no qualche circolo e qualche benefit, ma della freschezza leftist di una giovane donna capace di guardare al mondo e non solo al proprio ombelico non hanno niente, non sanno nemmeno parlare inglese.

Lo vedete, elettori dal portafoglio a destra ma dal cuore a sinistra, che i vostri ideali di gioventù se somigliano a qualcuno, somigliano alla simpatica Elly e non certo al figlio del popolo convertito ai Rayban dal consulente d’immagine? Negli anni Settanta i Rayban erano un simbolo di neofascismo. Ma che volete che conti. Questi che volevano fare i moderni si sono fatti sorpassare a sinistra. Alla prima riunione del Pd reggiano nessuno dirà: qui abbiamo vinto portando i nonni al gazebo, ma abbiamo perso nella politica. Forse è il caso di fare un passo indietro. Macché. Stanno tutti già pensando a come rimanere piccoli o medi ras fingendosi schleinisti e trattando con i vincitori la prossima tornata di nomine. E le candidature per europee e amministrative.