In Emilia-Romagna il Reddito di solidarietà già erogato a 8mila nuclei familiari

In Emilia-Romagna sono già oltre 8mila i nuclei familiari (complessivamente circa 20mila persone) a cui è stato assegnato il Reddito di solidarietà (Res), la misura voluta dalla Regione per contrastare la povertà: un contributo economico mensile associato a un programma di attivazione e reinserimento sociale e lavorativo dei beneficiari per il quale la giunta regionale ha stanziato 33 milioni di euro per il 2018 e 35 milioni per il 2019.

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Da giugno sono in vigore nuove regole, necessarie per integrare il Res con il sistema di norme – previste a livello nazionale – dal Reddito di inclusione (Rei). Il contributo mensile per una persona è passato dagli attuali 80 a 110 euro – cifra minima garantita – fino a un massimo di 352 euro per un nucleo composto da 6 persone: l’importo del sussidio si modula secondo la scala di equivalenza Isee, parametro che permette di confrontare situazioni familiari differenti, sulla base del numero di componenti della famiglia stessa.

Quanto ai requisiti, potrà essere richiesto con un Isee non superiore a 6mila euro l’anno, il doppio rispetto ai 3mila euro precedenti, e un valore del patrimonio immobiliare (diverso dalla casa di abitazione) non superiore a 20mila euro. Sale inoltre da 12 a 18 mesi la durata del beneficio, trascorsi i quali non potrà essere rinnovato – se non dopo sei mesi, e soltanto per un anno. Per accedere al Res, infine, è necessaria la residenza in Emilia-Romagna da almeno 24 mesi continuativi.

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“Il Reddito di solidarietà è ormai una realtà ampiamente diffusa in tutti i Comuni dell’Emilia-Romagna e questo è motivo di grandissimo orgoglio e soddisfazione per noi”, ha sottolineato la vicepresidente della Regione e assessore al welfare Elisabetta Gualmini: “Basti pensare che solo un anno fa le persone in povertà estrema non avrebbero avuto niente, mentre ora possono ricevere un aiuto economico, seppure circoscritto, e una proposta di coinvolgimento attivo nella società o nel mercato del lavoro. Pensare che oltre 8mila famiglie, cioè oltre 20mila individui, ricevono il Res grazie al quale potranno pagare le utenze o acquistare beni primari è un risultato importantissimo che segna il carattere di questa amministrazione”.

“Lo sforzo fatto, il lavoro lungo e paziente di collaborazione con i ministeri, con l’Inps e con i Comuni, le ore e ore di formazione agli operatori e la bravura del personale amministrativo a tutti i livelli territoriali ha permesso di arrivare a questa nuova e mai esistita politica pubblica contro la povertà. Se non avessimo iniziato un lavoro complicato e paziente di elaborazione dello strumento, insieme all’assemblea a inizio mandato, non saremmo arrivati a questi esiti che oggi, al netto dei piccoli ritardi e delle complicazioni inevitabili in percorsi di innovazione così radicali, abbiamo il diritto di celebrare”.

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Un’analisi precisa sull’attuazione della misura è contenuta nel rapporto di monitoraggio realizzato dall’Università di Modena e Reggio sulla base dei dati disponibili nel sistema informativo regionale e compresi tra settembre 2017 e lo scorso maggio: in questo periodo, quindi in poco più di 8 mesi di operatività, le domande inoltrate dai cittadini ai servizi sociali del proprio Comune di residenza per ricevere il Res sono state complessivamente 21.238, 625 alla settimana, su una popolazione residente di 1.997.372 persone.

Le richieste sulle quali l’Inps sta verificando i requisiti sono oltre 12.700. A maggio i nuclei familiari già ammessi al contributo erano 6.223, ai quali si aggiungono i 494 che usufruiscono della misura nazionale. Le domande respinte sono state 1.809, con un tasso di rigetto per entrambe le misure del 21%. A livello territoriale, nella provincia di Bologna sono stati 1.792 i nuclei familiari ad aver già ottenuto il Res; 896 in quella di Modena, 591 in quella di Reggio; poi ancora Ravenna (552), Ferrara (524), Parma (598), Rimini (496), Forlì-Cesena (514) e Piacenza (323).