Comitato Cuperlo a Reggio: in alcuni circoli del Pd affluenza anomala e voto bulgaro

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Da un primo sguardo ai risultati dei congressi di circolo tenutisi fino ad oggi, non possiamo che essere felici di stare contribuendo a questo processo di rigenerazione del PD. Girando per le nostre assemblee si incontrano volti disponibili a mettersi ancora una volta a disposizione di un progetto politico progressista che tuteli i più deboli, si ascoltano parole sane e rassicuranti sul futuro di questo partito e questo Paese. Siamo l’unico partito rimasto in Italia e se possiamo dire, con rammarico, di esserlo è grazie a chi in queste sere esce di casa e mette a disposizione se stesso. Grazie.

Come dobbiamo dire grazie per il risultato che questa mozione sta ottenendo: non numerico, ma un culturale e di senso, riconosciuto trasversalmente. È stato quindi giusto candidarsi quel 23 dicembre con l’intento di arricchire il dibattito, di offrire agli iscritti una analisi onesta sugli errori della stagione neoliberista, il rivendicare la necessità di un soggetto politico forte che non si sciolga dentro l’assemblea degli eletti. Quindi davvero grazie ai democratici reggiani.

Invitiamo, però, i maggiorenti di questo partito a una gestione e partecipazione più libera e realmente costituente: i risultati di alcuni circoli, dove la mozione Bonaccini si attesta su un 80% dal sapore bulgaro e con una affluenza anomala rispetto agli altri, fanno sospettare l’attivismo di un gruppo dirigente locale che gestisce e orienta il consenso ancora in un’ottica muscolare alla ricerca di accreditamenti.
Quando in un circolo una candidatura, qualunque sia, raccoglie percentuali sproporzionate, è evidente che siamo di fronte a uno stravolgimento del processo democratico e sono fenomeni di questo genere che si debbano contrastare e combattere perché hanno a che vedere con una questione morale prima ancora che politica.
A Reggio ci siamo sempre indignati per le gestioni deluchiane: non importiamole.

Non è un derby e non è una partita di calcio. La prima fase del congresso è la più importante perché restituisce la parola e la scelta agli iscritti e alle iscritte. Dovrebbe essere anche la fase della maggiore libertà in cui ci sono piattaforme e idee diverse su come costruire il nuovo Partito Democratico che si confrontano. Crediamo che ridurre tutto a una logica di arruolamenti facendo pesare ancora una volta il ruolo di potentati e filiere sia un errore e che ci sia bisogno di un momento di vera sincerità sulle ragioni della nostra sconfitta e su cosa fare per interpretare quel desiderio di riscossa contro la destra che comincia a farsi sentire nel paese.