Una exit strategy per i capi modenesi del Partito Democratico

Se a Reggio sembra rinviata a dopo l’estate la ricandidatura di Luca Vecchi, nella vicina Modena sempre proprio che il sindaco Giancarlo Muzzarelli non abbia alcuna intenzione di rischiare di passare alla storia come primo sindaco di sinistra sconfitto in città.

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Il pressing su "Muzza" si è fatto intenso negli ultimi tempi all’interno del Pd, dove alla consapevolezza che il rischio per chiunque lo dovesse sostituire sarebbe altissimo si affiancano ambizioni, speranze e quel poco di vanità che anche nella politica provinciale non manca mai.

Muzzarelli da Fanano vorrebbe uscire da vincitore, o comunque da sindaco che accanto a Vasco Rossi ha portato 220mila persone al Parco Ferrari. In un partito diviso in due correnti ormai quasi storiche (Bonaccini e Richetti) non sono cresciute figure in grado di affrontare lancia in resta l’ondata grillino-leghista che ha già investito anche la Ghirlandina alle recenti Politiche. Ne consegue che al sindaco in carica si chiederà il sacrificio estremo in nome dell’emergenza. Ma sarà difficile fargli cambiare idea.

La stessa voglia di fuga che da tempo avverte Muzzarelli riguarda il suo diretto superiore in Regione, ossia il governatore Stefano Bonaccini. I dati regionali sono preoccupanti e diverrebbero tragici qualora 5Stelle e Lega presentassero un unico candidato (il Governatore si elegge al primo turno a prescindere dal quorum del 50+1%).




La exit strategy per Bonaccini potrebbe arrivare a maggio con le elezioni europee: percorso complicato, ma elezione non impossibile. Per la Regione si voterà a novembre 2019, e a quel punto il presidente di Campogalliano si godrebbe lo spettacolo (si fa per dire) da Bruxelles.