È un giorno che sembrava impossibile. A Gaza, dopo anni di sangue, distruzione, vendette e illusioni ideologiche, si parla finalmente di pace.
Non sarà la fine del conflitto — in Medio Oriente la parola “fine” non esiste — ma è un inizio, un passo avanti. E questo passo, piaccia o no, porta un nome che a molti brucia in gola: Donald Trump. Sì, proprio lui. Quello che si ama odiare, il “rozzo”, il “demagogo”, l’uomo dei muri e dei tweet. Ma senza di lui, l’accordo non ci sarebbe stato. Perché in politica contano i risultati, non le simpatie.
Trump ha fatto ciò che i raffinati progressisti d’Europa non sono mai riusciti neppure a immaginare: ha costretto i nemici a parlarsi, ha usato la forza del potere – non della retorica – per ottenere un cessate il fuoco e una prospettiva.
Oggi i militanti della sinistra estrema si leccano le ferite: le Albanese, le Schlein, i professionisti del corteo permanente, gli arrabbiati che devastano stazioni e vetrine in nome della pace, i sindacalisti da palcoscenico, persino certi europarlamentari seduti in silenzio e imbarazzo durante l’annuncio dell’accordo. Hanno perso loro, perché la pace vera non nasce dalle bandiere, ma dalla politica.







Nemmeno una parola per lodare Tajani e Salvini, visto che la tregua è opera loro?
Vabbè, vietato gioire appieno, c’è sempre un ma, un distinguo che la sinistra vuole ad ogni costo frapporre quando non figura tra i promotori: fatevene una ragione, ogni tanto dimostrate onestà intellettuale. Ne guadagnerete in visibilità e voti, vedrete
Dopo che ne sono stati ammazzati alcune decine di migliaia, 50 60 o 70000, senza formalizzarsi troppo sui numeri, gli stati uniti hanno deciso che erano sufficienti e sarebbe stato eccessivo e impopolare oltremodo continuare la carneficina , indi in modo pragmatico si è tolto l’appoggio a bibi e si è chiusa la partita. Film già visto e rivisto decine di volte nel dopoguerra, mi sono rotto i coglioni di ascoltare opinionisti e tg.
mi ricordero’ delle manifestazioni propal, dell’Albanese, della Flottilla la prossima volta he un qualche martire di Hamas si fara’ saltare a Tel Aviv. E purtroppo non dovro’ aspettare molto.
Dovremo ricordarci anche quando un qualche colono sparerà in faccia ad un palestinese in cisgiordania…
La chiusura di un articolo di Raniero La Valle sul Fatto di oggi: E chi ha vinto? Secondo la cronaca ha vinto Trump dettando la sua legge a Israele e minacciando i palestinesi. Ma secondo la grande storia hanno vinto la Flottiglia, quanti si sono idealmente domiciliati a Gaza, a cominciare da papa Francesco che lo faceva ogni sera abbracciandone per telefono il parroco, hanno vinto le folle che sono insorte in tutto il mondo per difendere la causa dei palestinesi e dell’umanità, hanno vinto i tre milioni di giovani e meno giovani che in Italia, in cento città, si sono “alzati dai divani” e “hanno gettato il corpo nella lotta”, come ha scritto Simonetta Sciandivasci l’altro giorno sulla “Stampa”. Ma si è rivista anche l’America che ci era consueta, che non poteva perdersi nel mostrare di sposare l’intenzione di distruggere “in tutto” un popolo negato ed oppresso, lei che pretende di essere la luce dei popoli e il modello normativo della democrazia e dell’umanesimo universale.
Per tutto questo il genocidio non è riuscito”. Credo sia un’analisi giusta.