Venturi, rispetto e soggezione (di Alberto Guarnieri)

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di Alberto Guarnieri

Rispetto e soggezione: erano i due sentimenti che Umberto Venturi negli anni tra i Settanta e gli Ottanta ispirava ai giovani cronisti come me che si occupavano di politica. La sua statura intellettuale era infinitamente superiore a quella dei suoi colleghi di giunta e in generale alla classe politica cittadina e non solo.

E non parlo solo per capacità tecniche. Venturi, mai mischiatosi in iniziative ideologiche o peggio demagogiche, non era solo un grande urbanista, capace – sia pur tra qualche errore – di disegnare un progetto della città ancora oggi in piedi. Ricordo una conversazione con lui in cui mi spiegò il filo rosso che, partendo dalla “resistenza tradita” di cui parla Bertolucci in Novecento, passando per i fatti del luglio 1960, arriva a chiudere il cerchio con l’impressionante numero di brigatisti made in Reggio Emilia.

Un’ipotesi di storia della città che ancora oggi meriterebbe di essere approfondita e rifinita, ma su cui Venturi evidentemente ragionava già in anni molto lontani. Con lui se ne va senza ombra di dubbio uno dei reggiani migliori. Gli sia lieve la terra.



C'è 1 Commento

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  1. Mirko

    Esiste sul filo rosso che ha attraversato Reggio Emilia il docufilm di Fasanella Pannone “Il sol dell’avvenire”, ad ogni modo condoglianze alla famiglia.


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