Tra i più celebri pianisti al mondo, Ivo Pogorelich con la Toscanini al Teatro Bonci

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Tra i più celebri pianisti viventi, il croato Ivo Pogorelich torna dopo 12 anni al Teatro Bonci di Cesena con la Filarmonica Arturo Toscanini, una delle maggiori realtà sinfoniche italiane acclamata nelle sale da concerto di tutto il mondo: sabato 18 febbraio (ore 21.00) la prestigiosa orchestra, con un organico di oltre 70 elementi diretto dalla canadese Keri-Lynn Wilson, presenta un programma dedicato a Rachmaninov (con il Concerto n. 2 per pianoforte in occasione dei 150 dalla nascita) e Prokof’ev (Sinfonia n. 5), oltre a una nuova composizione originale commissionata all’uzbeka Aziza Sadikova, compositrice in residenza per la stagione 2022-23.

Il Concerto n. 2 per pianoforte e orchestra è l’opera più popolare di Rachmaninov, per la bellezza e l’espressività dei temi: il compositore appare qui in grado di incarnare vividamente lo stato d’animo della gioia. Eseguito per la prima volta nella sua interezza il 27 ottobre 1901 a Mosca e diretto da Alexander Siloti, è dedicato al famoso medico, neuropatologo e ipnotizzatore di Mosca N.V. Dahl, il cui trattamento, sul compositore, ha contribuito a rafforzare il sistema nervoso e a superare una crisi spirituale che lo attanagliava negli anni legati alla sua creazione. Memorabile è l’inizio (Moderato): travolgente ed immediato, con quella serie di accordi di pianoforte, in crescendo quanto a tensione armonica e forza dinamica, sembra che si stia librando il volo ma, improvvisamente, parte una melodia espressiva accompagnata dal pianoforte con sonori accordi spezzati; questo avvio rivela una speciale grandiosità; tuttavia ad un certo punto l’orchestra tace e il pianista colloquia in modo più intimo.
Nel seguente Adagio sostenuto il rapporto tra pianoforte e orchestra, attraverso una musica soave, languida, è elaborato con grande delicatezza, mentre l’Allegro scherzando si apre con una scrittura nitida e marziale che cresce d’intensità fino a determinare una delle melodie più famose dell’intero Concerto. Introdotta da viole e oboe, cresce e si sviluppa appassionatamente avvolgendo l’ascoltatore in un grande e caloroso abbraccio.

Con la Sinfonia n. 5 Prokof’ev ritorna dopo 15 anni a dedicarsi al genere musicale drammatico ed epico. L’ha scritta nell’estate del 1944 in un ritiro di artisti lontano da Mosca dove era stato sfollato, al sicuro dalla guerra. Dopo la prima esecuzione, nella capitale russa il 13 gennaio 1945 in un momento chiave della storia sovietica, è stata considerata come una testimonianza musicale della vittoria della Russia sulla Germania nazista. L’ho concepita come una glorificazione della grandezza dello spirito umano, lodando l’uomo libero e felice: la sua forza, la sua generosità e la purezza della sua anima, scrive l’autore.
Domina l’Andante iniziale una linea semplice, pennellata da flauto e dal fagotto, lirica, morbida. Segue l’Allegro marcato, una sorta di scherzo veloce pieno del caratteristico senso dell’umorismo sardonico che caratterizza la sua scrittura dove la musica guizza in modo imprevedibile, come se l’orchestra fosse impegnata in una continua rincorsa; il lungo terzo (Adagio) è una meditazione profonda, non priva di sfumature tragiche, che inizia con una melodia, interrotta da improvvisi slanci. La Sinfonia culmina in un finale selvaggio e per certi aspetti inquietante (Allegro giocoso) che si svolge come un rondò pieno di vertiginoso buon umore e ottimismo.
Ci si chiede a proposito del carattere di questa sinfonia: evoca il patriottismo stalinista o la lotta di un artista per la libertà sotto la soffocante censura sovietica?

La Filarmonica Arturo Toscanini è nata a Parma nel 2002 come prosecuzione della storica Orchestra dell’Emilia-Romagna Arturo Toscanini. Ha sede nel Centro di Produzione Musicale Arturo Toscanini e si esibisce, principalmente, nell’Auditorium Paganini progettato da Renzo Piano.
Acclamata da pubblico e critica nelle sale da concerto di tutto il mondo (da Washington a New York, da Madrid a Gerusalemme, Tokyo, Pechino) è considerata tra le maggiori realtà sinfoniche italiane.
Tra le personalità più note che l’hanno guidata: Fabio Luisi, Lorin Maazel, Zubin Metha, Omer Wellber, Alpesh Chauhan, Georges Pretre e Kristjian Jarvi che dal 2021 è il Direttore ospite principale.
Numerose sono le collaborazioni con importanti solisti, tra cui: Misha Maisky, Ivo Pogorelich, Jean-Yves Thibaudet, Maxim Vengerov, Krystian Zimerman, Viktoria Mullova, Gil Shaham, Vadym Kholodenko, Pablo Ferrandez, Simone Rubino, Carmela Remigio, Marianna Pizzolato, Matthew Polenzani.
Enrico Onofri, dal 2020, è il Direttore Principale. La sua nomina si inserisce nel percorso di approfondimento della prassi esecutiva e del repertorio sia classico che preclassico anche grazie all’ospitalità di prestigiosi specialisti quali Federico Maria Sardelli, Rinaldo Alessandrini, Ton Koopman, Fabio Biondi, Christophe Rousset. Onofri e Järvi sono figure fondamentali per il percorso di affinamento tecnico e stilistico dell’orchestra insieme al maestro Omer Meir Wellber, Direttore Musicale del Festival Toscanini.
Dal 2012 è partner del Festival Verdi di Parma.

Nato nel 1958 a Belgrado, Ivo Pogorelich ha iniziato a studiare musica a sette anni. Nel 1970 viene ammesso, quale allievo emergente, al Conservatorio “Cajkovskij” di Mosca. La svolta nella sua evoluzione artistica avviene nel 1976, grazie all’incontro con la celebrata pianista e pedagoga georgiana, Alisa Kezeradze, con la quale avrà un’intensa e feconda collaborazione professionale e umana fino alla scomparsa di lei, nel 1996.
Nel 1978 vince il Concorso “Casagrande” a Terni, nel 1980 il Concorso Internazionale di Montreal. Sempre nel 1980, Pogorelich partecipa allo “Chopin” di Varsavia, dove, per motivi mai chiariti fino in fondo, viene eliminato dalla graduatoria finale del concorso. In segno di protesta, Marta Argerich abbandona la giuria del concorso, dichiarando: «Pogorelich è un genio». Sull’onda dell’enorme clamore causato da questa vicenda e grazie alle sue interpretazioni anticonvenzionali, alla tecnica straordinaria e innovativa, Pogorelich intraprende una fitta e fortunata carriera internazionale che prosegue ancora oggi.
Al debutto alla Carnegie Hall, nel 1981, seguono gli inviti a suonare con i Wiener Philharmoniker, Berliner Philharmoniker, London e Chicago Symphony Orchestra, New York e Los Angeles Philharmonic, Concertgebouw Orchestra di Amsterdam.
Le sue leggendarie interpretazioni, suggestive e raffinate, hanno ampliato gli orizzonti della letteratura pianistica, rivelando con una costante ricerca nuove capacità espressive delle partiture.
«Pogorelich è comparabile a Horowitz. Ci è sembrato di sentire suonare un’orchestra intera», ha scritto di lui il Los Angeles Times.
All’attività concertistica, Pogorelich affianca le registrazioni discografiche, producendo quattordici album per la Deutsche Grammophon. Dopo diversi anni di assenza dalle sale di registrazione, è tornato recentemente a incidere per Sony Classical: nel 2019 un disco con opere di Beethoven e Rachmaninov; nel 2022, un cd interamente dedicato a Chopin.

Keri-Lynn Wilson è stata il primo direttore d’orchestra donna a dirigere un’opera lirica all’Arena di Verona.
La sua carriera internazionale si snoda per oltre vent’anni, alla guida di alcune delle più prestigiose orchestre al mondo, come Los Angeles Philharmonic, Symphonieorchester des Bayerischen Rundfunks, NHK Symphony Orchestra di Tokyo, e nei più importanti teatri d’opera: Royal Opera House Covent Garden, Metropolitan Opera di New York, Bayerische Staatsoper, Teatro Bolshoi, Wiener Staatsoper, English National Opera, Czech National Opera, Norwegian National Opera, Canadian Opera Company, Deutsche Oper Berlin, Teatro Colon, Opernhaus Zürich. Alla Polish National Opera ha diretto l’estate scorsa la tournée inaugurale dell’Ukrainian Freedom Orchestra, composta da musicisti provenienti dal paese in guerra, oltre a rifugiati e membri ucraini delle orchestre europee. Wilson l’ha diretta poi in concerti in Europa e negli Stati Uniti, da Berlino a Monaco, Amburgo, Amsterdam, Varsavia, Dublino, Orange, ai London Proms, all’Edinburgh Festival, al Lincoln Center e al Kennedy Center.
Ha lavorato in sale da concerto come BBC Proms, Elbphilharmonie di Amburgo, Konzerthaus di Berlino, Concertgebouw di Amsterdam, Lincoln Center, Kennedy Center. Il suo vasto repertorio lirico comprende, tra le altre, opere di Verdi, Puccini, Čajkovskij, Šostakóvič Wagner e Dvořák.
Cresciuta a Winnipeg, in Canada, ha studiato flauto, pianoforte e violino fin da piccola. Mentre era ancora studentessa alla Juilliard, ha assistito Claudio Abbado al Festival di Salisburgo e ha vinto una borsa di studio del Tanglewood Music Center. Dopo aver conseguito un master sia in flauto che in direzione d’orchestra alla Juilliard, è stata nominata direttore associato della Dallas Symphony Orchestra.
Il suo lavoro è stato definito «vivido e ricco di sfumature» dal New York Times, «elegantemente incisivo» dal Telegraph. Ha ricevuto una nomination agli Opus Klassik Awards 2020 come direttore d’orchestra dell’anno per la sua registrazione del Sigismondo di Rossini con la Bayerische Rundfunk.

Nata a Tashkent (Uzbekistan) da due generazioni di musicisti, Aziza Sadikova ha studiato al Conservatorio della sua città poi al Royal Birmingham Conservatoire e al Trinity College di Londra; oggi risiede a Berlino. Nelle sue opere – dirette, tra gli altri, da Kent Nagano, Omer Meir Wellber e Jonathan Stockhammer – attraversa le epoche come in volo; nella sua complessità e amore per la scoperta, esibisce uno stile individuale inconfondibile.

PROGRAMMA

Aziza Sadikova (1978)
Angelo di fuoco per grande orchestra
(nuova commissione La Toscanini)

Sergej Rachmaninov (1873-1943)
Concerto per pianoforte n. 2 in do minore op. 18

Sergej Prokof’ev (1891-1953)
Sinfonia n. 5 in si bemolle maggiore op. 100