Struggente inedito di Franco Battiato

di Elisa Alloro – Sono quattordici i brani di repertorio registrati dal vivo con la prestigiosa Royal Philharmonic Concert Orchestra diretta dal maestro Carlo Guaitoli; a cui si aggiunge l’inedita title track scritta con la collaborazione di Juri Camisasca: “Torneremo ancora”, è il nuovo disco di Franco Battiato, in uscita venerdì 18 ottobre in versione CD e doppio vinile.

La prevedibile assenza del maestro in conferenza stampa, a Milano, alimenta le indiscrezioni; ma i motivi di salute che negli ultimi anni lo hanno visto costretto a ritirarsi dalla scene, non gli hanno comunque impedito di partecipare alla lavorazione dell’album e dell’inedito, realizzato interamente nello studio che ha allestito da parecchi anni a casa propria.
<<Quando lo sentiamo al telefono dice sempre che sta bene, ma evidentemente non sufficientemente bene per stare qui a parlare con tutti noi>>: a dirlo è il manager Franesco Cattini, che si fa portavoce e presenta il lavoro alla stampa insieme al fonico Pino “Pinaxa” Pischetola e a Francesco Messina, grafico e scrittore; tutti memorabili compagni di viaggio del grande cantautore catanese.

E sulla sua malattia prende la parola Pischetola: «In questi anni ne abbiamo sentite di tutti i colori. Non abbiamo mai voluto rispondere per non alimentare polemiche. Sono tutte presunte illazioni, l’unica cosa giusta è lasciarlo in pace. Questo è assolutamente un disco ufficiale di Franco».
“Torneremo ancora”, quindi, rassicuratevi, non é né un testamento artistico né una profezia, ma nemmeno una minaccia.

Più prosaicamente, si tratta di un brano inizialmente pensato per un altro artista: <<Fu Caterina Caselli a chiederlo insistentemente per Andrea Bocelli, ma non venne mai utilizzato>> – continua Cattini – <<E visto che quello che Franco incide non rimane mai in un cassetto, eccolo qui>>.
<<La voce è stata registrata due anni fa, nel 2017>> – rincara il fidato ingegnere del suono Pino Pischetola, <<mentre gli archi sono stati incisi dall’orchestra londinese in tarda primavera, che è intervenuta sulla stessa partitura, a maggio di quest’anno, con il Maestro Carlo Guaitoli a dirigere, esattamente come nel tour».

Un’opera matura, un timbro identificabile e sfumature decisamente uniche che caratterizzano l’intera produzione e che, racconta sempre “Pinaxa”, una volta terminato, <<sull’esito finale ha commosso molto anche Battiato».
La conferma che sia stato fatto un lavoro importante e che sia stata data vita a un documento che rende onore alla sua straordinaria carriera.
Perché è con queste parole che apre, nel video di presentazione del suo inedito, lo stesso Franco: <<Nelle versioni con la Royal Philharmonic Concert Orchestra ho trovato nel suono, nel colore quasi metafisico che si è generato, ulteriori stimoli per scavare più in profondità. Da anni ho lavorato sulla conoscenza del mistero insondabile del passaggio, da “La porta dello spavento supremo” a “Le nostre anime”, sino al documentario “Attraversando il bardo”. “Torneremo ancora” ne è una ulteriore testimonianza>>.

Un efficace ancoraggio all’essenza di una dimensione umana più spirituale, capace di emanciparci dalla quotidiana schiavitù dell’ego.
<<E’ il terzo compito più difficile che mi sia mai stato chiesto>>, sottolinea Messina a proposito del lavoro creativo: <<Più volte ho chiesto a Franco se facesse questi dischi solo per mettermi in difficoltà. Come fare a raccontare in immagine il vuoto, ad esempio? Piuttosto che la metafora del passaggio di un “Apriti Sesamo”? La tentazione è sempre quella di mettere di meno, soprattutto perché “Torneremo ancora” è un brano in cui trovo ci sia un’essenzialità pazzesca; un pianoforte, l’orchestra e la sua voce.  Ci siamo allora inventati questa cosa qui>> – come la propone con confidenza Messina.

<<Io non sono un fotografo; sono circa 25 anni che tento di fare una foto del genere, senza aver mai capito prima il perché non funzionasse>> – continua, mentre sminuisce con modestia il suo opera d’arte, sottolineando che è stata scattata con il telefonino: <<L’Adriatico ha una risacca molto lenta e in certi giorni di bassa marea porta il mare lontanissimo. Ho capito che non poteva essere d’estate, che le persone dovevano essere vestite; un scena quasi teatrale, però irreplicabile. Il testo è consolante, ma allo stesso tempo porta un messaggio preciso, quello di provare ad evolverci, motivo per cui pare alla fine si sia tutti su questa terra; accostando gli insegnamenti spirituali di ogni genere ma soprattutto tibetani e buddhisti a cui si avvicinato Franco in questi anni, alla fisica quantistica, che in qualche modo tanto rileva delle verità antiche come ci apre a nuove veridicità. Franco è sempre stato molto avanti: prendete qualsiasi suo testo, da “L’Era del cinghiale bianco” a “La Cura” e potrete trovare qualcosa che lui ha già raccontato prima>>.

E che anche stavolta, ancora una volta, con questo nuovo capolavoro, ci spinge verso un confine che ha il sapore della formazione.