Strage alla stazione di Bologna del 2 agosto 1980, si indaga sui conti svizzeri di Gelli e Ortolani

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I conti svizzeri di Licio Gelli, Umberto Ortolani e Marco Ceruti, dove secondo la procura generale di Bologna sono transitati i soldi che sono serviti a finanziare l’attentato del 2 agosto 1980 alla stazione di Bologna (quando una bomba esplose causando 85 vittime e il ferimento di altre 200 persone, nel più grave atto terroristico avvenuto in Italia nel secondo dopoguerra), sono stati al centro dell’udienza del 22 settembre del nuovo processo sulla strage, che vede come principale imputato l’ex componente di Avanguardia Nazionale Paolo Bellini.

In aula, grazie a un videocollegamento, sono state ascoltate due teste: Michéle Agnolini, ex dipendente della banca Ubs di Ginevra, che conobbe Gelli, Ortolani e Ceruti, occupandosi dei loro conti bancari, e Alixe Francotte Conus, ex amministratrice della società Oggicane (dopo l’uscita dell’avvocato Michel De Gorsky), tramite la quale l’allora capo dell’Ufficio affari riservati del Ministero dell’interno italiano Federico Umberto D’Amato acquistò e gestì un lussuoso appartamento a Parigi.

Secondo gli inquirenti l’appartamento potrebbe essere stato acquistato con soldi ricevuti proprio da Gelli e Ortolani per organizzare la strage.

Agnolini, già sentita nel 1984 da un giudice di Ginevra e poi di nuovo nel dicembre del 2018 dai magistrati della procura generale, pur tra numerosi “non ricordo” ha confermato sostanzialmente le dichiarazione rese nei precedenti verbali. Una novità emersa dalla nuova testimonianza, considerata “eccezionale” dai procuratori, è quella secondo la quale dietro il conto cifrato “Federico” si nascondesse Arrigo Lugli, cambiavalute legato a Gelli, Ortolani e ad ambienti della loggia P2.

Stando ad Agnolini fu Ortolani a presentarle Gelli: il capo della P2 aprì un conto tra il 1978 e il 1979 “con una cifra sostanziosa e poi ha continuato ad avere entrate sempre più regolari e considerevoli”, ha spiegato in collegamento da Ginevra. Incalzata dai pg, la teste ha anche confermato che Ortolani le disse di non chiedere il passaporto a Gelli, perché aveva già avuto “una relazione bancaria con Ubs”.