Riqualificazione via Paradisi, tempi non rispettati: il Comune deve restituire 1,1 mln del Pnrr

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Il Comune di Reggio dovrà restituire al Ministero delle infrastrutture una parte, pari a un milione e 100.000 euro, dei finanziamenti ricevuti per il progetto “R60”, il grande piano di riqualificazione urbana – un investimento complessivo da 76 milioni di euro – relativo al quartiere della stazione ferroviaria storica della città.

Un piano che comprende, tra le altre cose, anche la realizzazione di 148 alloggi di edilizia residenziale sociale e pubblica in via Paradisi e di una passerella ciclopedonale sopraelevata che dovrebbe collegare, oltrepassando i binari della ferrovia, la piazzetta Domenica Secchi (quella situata tra via Sani, via Turri e via Vecchi) con l’area delle ex Officine Reggiane.

Il finanziamento in questione riguarda in particolare 51 di questi alloggi e la passerella. La richiesta di restituzione dei fondi sarebbe legata, come ha ricostruito l’agenzia di stampa Dire, al mancato rispetto dei tempi imposti dal Piano nazionale di ripresa e resilienza: il Comune di Reggio avrebbe dovuto garantire il collaudo degli interventi in questione entro il 31 marzo 2026 ma la scadenza, per l’ente di piazza Prampolini, si è rivelata “difficilmente compatibile con le fasi di pianificazione urbanistica attuativa e conseguente progettazione degli interventi proposti dal Comune”. Insomma, non sarebbe stato possibile rispettare le strette tempistiche richieste dal piano europeo.


A parziale discolpa del Comune, quando nel 2021 fu presentata la candidatura al bando PINQuA (Programma innovativo nazionale per la qualità dell’abitare) l’orizzonte temporale era decisamente più ampio, con una durata attuativa che arrivava fino al 2033. Poi, con lo spostamento del programma nell’ambito del Pnrr, le scadenze si sono avvicinate moltissimo.

In ogni caso, il Comune di Reggio ha trasmesso alla direzione generale del Ministero una proposta di rimodulazione dell’intervento, lamentando nel frattempo anche una “mutata sostenibilità economica” dell’operazione, dovuta in particolare “agli incrementi dei costi delle opere pubbliche” e “all’esigenza di ridestinare le limitate risorse comunali verso interventi considerati prioritari per la sicurezza urbana e la coesione sociale”.



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