Restano le classi pollaio, ma in spazi più ampi

ministra Lucia Azzolina

In queste settimane pare quasi che chi si fa interrogativi sulla ripresa delle scuole a settembre sia per la loro chiusura a oltranza. È una narrazione sbagliata, strumentale.

In realtà tutti vogliamo la riapertura delle scuole a settembre: studenti e docenti, genitori degli studenti e sindacati, presidi e personale Ata, governo e opposizione. Se qualcuno si pone interrogativi e condivide delle preoccupazioni è solo perché teme che la ripresa non sia così in sicurezza come potrebbe e, soprattutto, avvenga al ribasso, a discapito della qualità della scuola pubblica che in questi anni è stata già fortemente indebolita.

Ma alcune cose, piano piano, si chiariscono.

Primo: le sedie con le ruote pubblicizzate dalla ministra Azzolina a reti unificate a 300 euro, su Amazon costano 30 euro e a scuola non sembrano in alcun modo utili nè sicure.

Secondo: la ministra che si vantava di lottare contro le classi pollaio (cioè troppo numerose) ha un modo tutto suo di farle scomparire. Non assumendo più docenti, cioè sdoppiando le classi, in modo che si formino piccoli gruppi e non assembramenti di 28 o 30 alunni, ma trovando spazi più ampi in cui distribuire gli studenti: per esempio in una palestra, probabilmente, per l’Azzolina potrebbe esserci anche una classe da cinquanta alunni e la ministra non la considererebbe troppo numerosa.

Peccato che la sicurezza, come la qualità dell’apprendimento, non dipendono tanto dalla grandezza dell’aula quanto dal rapporto numerico tra studenti e docenti: più il rapporto è basso, più ci sono sicurezza e qualità. Per un docente controllare che dei bambini rispettino le distanze di sicurezza non è la stessa cosa se i bambini sono dieci, trenta o cinquanta.