Reggio. In via Paradisi apre “Open Day”, spazio per le persone con fragilità

spazio Open Day Paradise Street – CoRE

Giovedì 17 luglio, al civico 10 di via Paradisi, a Reggio, è stato ufficialmente inaugurato il servizio “Open Day”, aperto da inizio luglio e nato come potenziamento in ottica sociale del diurno già presente in zona stazione, con l’obiettivo di migliorare le condizioni di vivibilità del quartiere facendo fronte a situazioni di grave marginalità.

Il servizio, nato da riflessioni condivise all’interno del gruppo di lavoro Stazione IN, è stato affidato dall’Ausl di Reggio alla cooperativa Papa Giovanni XXIII. Il progetto, finanziato al 50% dal Comune, si pone l’obiettivo di rispondere alle complessità sociali e di sicurezza emerse nel quartiere della stazione ferroviaria storica, tentando di affrontare soprattutto le questioni legate al consumo di sostanze stupefacenti, che preoccupano la cittadinanza e generano tensioni sociali.

L’apertura della sede di via Paradisi è garantita dal lunedì al venerdì al pomeriggio (nella fascia oraria compresa tra le 15 e le 19) e il sabato mattina (nella fascia oraria tra le 9.30 e le 13.30). Lo spazio “Open Day” offre un’area documentale, una informativa digitale, stanze riservate ai colloqui con gli operatori e laboratori incentrati sulla prevenzione del consumo di sostanze, la promozione del benessere, lo sviluppo di competenze sociali.

Al momento inaugurale erano presenti il sindaco di Reggio Marco Massari, il direttore del Dipartimento ad attività integrata salute mentale e dipendenze patologiche Gian Maria Galeazzi, l’assessora comunale alla cura delle persone Annalisa Rabitti, la direttrice del distretto di Reggio Benedetta Riboldi e il presidente della cooperativa Papa Giovanni XXIII Fabio Salati.


Le prime settimane di attività hanno visto la riorganizzazione del diurno e l’avvio di un percorso per la costruzione di una rete territoriale di supporto al servizio, a cui partecipano realtà in grado di intercettare persone in condizioni di estrema fragilità che stazionano in zona e che al diurno possono trovare ascolto e sostegno, ma anche servizi igienici, qualcosa da mangiare, un luogo dove riposare – nella prospettiva di avviare, quando possibile, un percorso di cura e di inclusione sociale.

A questo scopo sono state coinvolte cooperative e associazioni vicine al diurno, come Casa d’Altri e Cooperativa Accento, che operano rispettivamente al Binario 49 e allo Spazio Raga, gli operatori dell’Unità di prossimità – Progetto UP e ovviamente ⁠gli altri servizi comunali del territorio. Nella prospettiva della rete territoriale, all’inaugurazione sono stati invitati anche gli amministratori di condominio dei palazzi di via Paradisi e via Turri, la Consulta e i comitati locali.

Attraverso un intervento integrato che coinvolga servizi sociali comunali, servizi specialistici di secondo livello, cittadini, associazioni e istituzioni locali, “Open Day” intende perseguire alcuni obiettivi: supportare le persone con problematiche legate al consumo di sostanze, offrendo ascolto, consulenza e accompagnamento verso percorsi di cura e reinserimento sociale; favorire l’accesso ai servizi per le dipendenze, facilitando l’informazione e l’orientamento verso i servizi esistenti e abbattendo le barriere che ostacolano l’accesso alle cure; creare spazi di ascolto e partecipazione attiva, per individuare e rispondere ai bisogni specifici di persone che vivono in situazione di grave marginalità; togliere le persone dalla strada, offrendo uno spazio idoneo in particolare nei momenti di criticità legati al consumo di sostanze; migliorare la qualità della vita nel quartiere e rafforzare la coesione sociale, favorendo la collaborazione tra i diversi attori del territorio (istituzioni, associazioni e cittadini).

“Open Day”, nelle intenzioni, vuole dunque essere un luogo sicuro in cui le persone possono trovare ascolto e consulenza, mediazione culturale per facilitare l’accesso ai servizi, sensibilizzazione sulle tematiche legate alle dipendenze, attività di auto-mutuo aiuto per favorire la creazione di una rete di sostegno, laboratori per promuovere l’espressione personale e progetti di comunità che coinvolgano i partecipanti in attività di volontariato. Il servizio intende anche promuovere eventi e iniziative di comunità per favorire l’integrazione e la partecipazione attiva dei cittadini.

Questo progetto sperimentale, ha spiegato il sindaco Massari, “è parte del piano strategico di intervento in una zona della città che presenta evidenti criticità. La sicurezza urbana è basata su interventi di rigenerazione e riqualificazione, su prevenzione e repressione dei reati e anche su interventi sociosanitari, in particolare rivolti a marginalità e dipendenza da sostanze: il servizio Open Day, condiviso con Ausl e cooperativa Papa Giovanni XXIII, è parte di questa strategia e potrà contribuire al supporto di persone con marginalità e con problematiche legate alla tossicodipendenza e a migliorare complessivamente la qualità di vita del quartiere”.

“Quello che inauguriamo non è un servizio sanitario in senso stretto, né un intervento magico o risolutivo”, ha sottolineato Gian Maria Galeazzi: “È un luogo protetto, una zona franca nella quale persone che vivono situazioni di estrema vulnerabilità, spesso legate al consumo di crack o cocaina, possono fermarsi, parlare con un operatore, rifocillarsi, avere contatti con i servizi, riprendere fiato ma soprattutto avere la possibilità di un dialogo e una relazione salutare. Un presidio a bassa soglia, nel solco della riduzione del danno e del riconoscimento della dignità della persona, qualunque sia il suo percorso, anche se segnato da sofferenza, instabilità o marginalità”.

Il servizio, ha concluso l’assessora Rabitti, “costituisce un presidio per le persone fragili sia dal punto di vista sanitario che sociale, e ci permette di agganciare una serie di utenti difficili da raggiungere. Si configura quindi non soltanto come un presidio sanitario ma anche come uno spazio di socialità grazie alla presenza di educatori, un luogo che, insieme a tutti gli altri servizi presenti nella zona della stazione, può diventare un punto di riferimento anche per i residenti del quartiere. Si tratta di una sperimentazione di cui vedremo i risultati tra nove mesi e che monitoreremo con costanza per capire se questo tipo di progetto può essere una delle soluzioni per decongestionare una zona che ha bisogno di attenzioni e di soluzioni alle complessità che presenta”.



Ci sono 2 commenti

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  1. kursk

    ma se si testasse prima l’effettiva fragilita’ di queste persone “estremamente vulnerabili, spesso legate al consumo di crack o cocaina” con una randellata ben assestata….giusto per vedere l’effetto che fa….?

  2. Carla

    Ennesimo baraccone che dà lavoro a tutte le associazioni foraggiate dal comune… bisogna che lavorino, in cambio. Intervento che danneggia ulteriormente i condòmini: oltre a prostitute ed ubriachi molesti dovranno destreggiarsi tra file di drogati ai più diversi stadi. Ringraziamo il comune.


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