Reggio, il vescovo Morandi incontra i dirigenti reggiani di Confcooperative: “Il valore del lavoro è nella persona”

Matteo Caramaschi e mons Giacomo Morandi Confcooperative Terre Emilia – CTE

Il vescovo della diocesi di Reggio e Guastalla, monsignor Giacomo Morandi, ha incontrato i dirigenti reggiani di Confcooperative Terre d’Emilia: “Il valore del lavoro si misura sul rispetto della centralità della persona e sulla sua dignità”, ha detto. E ancora: “Il lavoro è il compimento della creazione, cioè dell’opera di Dio”.

Il faccia a faccia è avvenuto avendo come sfondo il tema dell’anno giubilare, “Pellegrini di speranza”; quella speranza che può alimentare anche ogni possibile sviluppo e, soprattutto, sorreggere uno degli obiettivi e delle esortazioni del vescovo: “Dobbiamo crescere in umanità”. Al confronto è intervenuto, in collegamento, anche don Mario Diana, delegato della Cei (Conferenza episcopale italiana) come assistente nazionale di Confcooperative.

Il presidente della centrale cooperativa Matteo Caramaschi ha sottolineato, tra le altre cose, che “i cooperatori sono donne e uomini di speranza, e non solo perché sfidano mercati complessi partendo spesso da piccole comunità. I cooperatori rappresentano, prima di tutto, la speranza dell’uno nell’altro, confidano nella solidarietà e nella responsabilità di ciascuno, sperano e coltivano ogni giorno la possibilità di un lavoro che porti a equità nella distribuzione della ricchezza e a giustizia sociale”.

“Siamo attivi e presenti nei grandi cambiamenti dell’economia e dei sistemi produttivi”, ha evidenziato Caramaschi, ricordando che alla centrale cooperativa fanno capo 620 imprese con 135.000 soci e 47.000 lavoratori: “Ma siamo anche potentemente a fianco di quanti hanno più bisogno di azioni che alimentino le speranze per le possibilità di inclusione al lavoro, per la sconfitta delle discriminazioni, per il soccorso su quelle fragilità che non possono divenire una condanna”.

Dal presidente di Confcooperative Terre d’Emilia sono giunte parole rassicuranti sulla crescita del sistema in termini di occupati e fatturato, ma non mancano preoccupazioni per la fatica con la quale si realizzano nuovi percorsi imprenditoriali in forma cooperativa: “Cioè la difficoltà, per molti versi paradossale, di promuovere imprese solidali, in cui la responsabilità individuale è fonte di impegno collettivo, in cui l’equità è valore fondamentale e dentro le quali il rispetto della persona e del principio della porta aperta sono elementi fondativi”.

In realtà, ha concluso Caramaschi, “c’è un grande bisogno di cooperazione per promuovere sviluppo sostenibile, inclusione al lavoro, un ampliamento delle tutele sociali, fronteggiare crisi aziendali e difficoltà nella continuità generazionale, crescita di imprese di comunità e di comunità energetiche”.

Anche da qui, dunque, l’appello a una Chiesa “che incoraggi la cooperazione, la collaborazione tra donne e uomini per favorire il lavoro, che incoraggi i governi a scegliere vie giuste per la promozione di una cultura d’impresa che abbia a cuore la sostenibilità, l’inclusione, la responsabilità e la funzione sociale”.

Un incoraggiamento che non è mancato da parte del vescovo Morandi, a cui sono state presentate le importanti esperienze della cooperazione a sostegno dell’inclusione lavorativa dei più fragili, del lavoro con le famiglie e con i giovani che scontano situazioni di disagio, di un agroalimentare responsabile per quanto riguarda le risorse naturali e di imprese di lavoro (dalle costruzioni ai servizi) che includono le persone in percorsi di autoimprenditorialità.

La cooperazione, ha detto monsignor Morandi, “è un formidabile antidoto a una visione autocentrata che guarda all’’io’, quando è necessario porre al centro il ‘noi’, soprattutto in un tempo in cui scontiamo uno spaventoso deficit relazionale”.



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