Reggio, il ricordo di don Pasquino Borghi e altri otto antifascisti fucilati. Massari: “Viltà fascista”

81° anniversario della fucilazione di don Pasquino Borghi e otto antifascisti 2025 – discorso Massari

Nella mattinata di giovedì 30 gennaio al poligono di tiro di Reggio è stato commemorato l’eccidio di don Pasquino Borghi e di altri otto patrioti antifascisti – Ferruccio Battini, Romeo Benassi, Umberto Dodi, Dario Gaiti, Destino Giovannetti, Enrico Menozzi, Contardo Trentini ed Enrico Zambonini – avvenuto il 30 gennaio del 1944 nel poligono reggiano per mano dei fascisti.

Alla commemorazione, anticipata dalla messa di suffragio celebrata nella basilica della Ghiara e dalla deposizione di una corona d’alloro presso la lapide commemorativa in vicolo dei Servi, dove sorgeva il carcere in cui vennero rinchiusi gli antifascisti prima dell’esecuzione, è intervenuto il sindaco di Reggio Marco Massari.


Ecco cosa ha detto:

“All’alba di quella domenica di 81 anni fa venivano trasferite in questo luogo nove persone. Qui sarebbero state uccise, contro ogni legge, contro ogni umanità. Erano persone diverse: un sacerdote, un anarchico, militanti di fede socialista e comunista. Avevano vissuto vite diverse, in luoghi diversi, ma in quella mattina si trovarono insieme perché tutti, secondo la propria personale esperienza, avevano scelto la strada della dignità, della libertà, del diritto alle proprie convinzioni, per ognuno di essi e per tutti.

Don Pasquino e con lui Zambonini, Giovannetti, Battini, Menozzi, Benassi, Dodi, Gaiti e Trentini non avevano altra colpa che questa, essere stati fedeli ognuno alla propria idea, alla propria fede, prima e dopo quell’8 settembre che aveva cambiato la storia del nostro Paese e la vita di tutti. Appena un mese dopo l’uccisione dei fratelli Cervi e di Quarto Camurri, di nuovo il luogo in cui ci ritroviamo ora diventava scenario di morte, di una morte quasi nascosta, di una vendetta che il fascismo di Salò aveva voluto mettere in atto per dimostrare la propria forza, tradendo invece così la sua finale debolezza e intrinseca viltà.

Si colpirono nove uomini per spezzare una lotta che era ancora agli inizi ma che, proprio da tragedie come queste, trasse nuovi e più forti motivi di impegno e di coraggio. Poche settimane dopo quel 30 gennaio già un distaccamento partigiano portava il nome di don Pasquino (era il distaccamento in cui ha militato mio padre) a raccoglierne simbolicamente l’eredità, mentre le chiese e le canoniche della montagna, sull’esempio del parroco di Tapignola, diventavano luoghi di accoglienza per le formazioni partigiane, quelle stesse formazioni che sarebbero entrate, per prime, a Reggio il pomeriggio del 24 aprile dell’anno dopo, a riportare la libertà alla comunità reggiana. Il tributo alla Resistenza di diversi sacerdoti e parroci e di tanti cattolici fu una peculiarità della nostra terra.

Don Pasquino e i suoi hanno concluso la loro vita con coraggio e dignità, dimostrando che si poteva morire per una patria vera, non quella violenta e nazionalista che il fascismo aveva imposto, ma per una patria che fosse il sentimento comune di tutti i membri della stessa comunità, locale e nazionale.

A 81 anni da quel giorno il ricordo diventa una risorsa per tutti noi, nella consapevolezza che soltanto la memoria difende una comunità dallo spaesamento e dalla perdita della propria identità. La memoria ci dice qual è stata la nostra strada finora, i nostri punti alti e le cadute, ci consente di fermarci a riflettere sul nostro oggi e, così facendo, di pensare e progettare il nostro domani.

In luoghi come questo poligono, come a Cervarolo, a Casa Cervi, a Tapignola stanno le nostre radici, le radici di una Repubblica e di una Costituzione che non possono che essere antifasciste, perché da quella lotta sono nate, dalla vittoria contro il progetto nazista e fascista di dominio dell’Europa hanno tratto, a pieno titolo, tutta la loro legittimazione. Questi sono i nostri punti fermi e non ci stancheremo di ripeterlo.

Significativamente questa giornata cade a breve distanza dal 27 gennaio, Giorno della memoria, giorno in cui abbiamo ricordato la Shoah e abbiamo detto ad alta voce, a tutti, “mai più”. Mai più l’antisemitismo, mai più un progetto di potenza fondato sulle teorie di supremazia della razza, mai più la distruzione scientifica della vita e della dignità umana.

Non dobbiamo stancarci di ripeterlo anche se questo momento storico e politico sembra voler riportare indietro la storia proprio a quei tempi drammatici. Sentiamo di nuovo la parola “deportazione” non solo proclamata, ma applicata senza pietà, senza regola che non sia la legge del più forte. Vediamo l’antisemitismo rinascere in Europa e nella nostra Italia.

Il nostro Paese ha un disperato bisogno di memoria e di una riflessione critica sulla propria storia e sulla propria identità. Viviamo in un presente in cui l’oblio e l’approssimazione sembrano i segni distintivi di una cultura fondata sull’eterno oggi, sull’ignoranza e la rimozione di una storia difficile e complessa ma che invece va riletta e continuamente riesaminata come un patrimonio prezioso, indispensabile a noi tutti.

In queste giornate dedicate alla ricorrenza del 27 gennaio le scuole, gli studenti, i giovani, sono stati i protagonisti di tanti momenti di studio e di approfondimento per rendere, nei fatti, nel futuro, davvero concreto quel “mai più”. È questo un segnale forte e positivo che noi tutti, amministrazioni e cittadini, dobbiamo cogliere in tutta la sua rilevanza e continuare a operare perché questa coscienza si affermi e cresca, nonostante le difficoltà dei nostri tempi.

Ricordare questi nove patrioti uccisi ci fa ripetere quel “mai più”, mai più qualcuno debba pagare per le proprie scelte a favore della libertà e dell’uomo, mai più la vendetta si abbatta sull’uomo che sceglie di seguire la propria coscienza e non la via, più facile, del silenzio e dell’indifferenza”.

Al messaggio del sindaco Massari è seguito quello del presidente di Alpi-Apc Elio Ivo Sassi, in rappresentanza delle associazioni partigiane; poi ci sono state le testimonianze degli studenti della classe IV G del liceo Matilde di Canossa. Hanno partecipato alla giornata anche gli studenti delle classi dell’istituto comprensivo Don Pasquino Borghi. Le iniziative sono state promosse dal Comune e dalla Provincia di Reggio, dalle associazioni partigiane Anpi, Alpi, Apc, Anppia, dall’istituto Alcide Cervi, da Istoreco e dall’Ufficio scolastico di Reggio.