Reggio. Il legame con Sant’Agostino: ricordo di don Mortari, ucciso dal Covid un anno fa

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a comunità di Sant’Agostino si è ritrovata domenica 14 marzo per fare memoria della lunga e fruttuosa presenza di don Mortari nella parrocchia ed anche nel centro storico cittadino, ad un anno esatto dalla sua morte: è stato il primo sacerdote reggiano vittima della pandemia. “Oggi siamo qui per fare memoria di don Guido e per celebrare il memoriale con don Guido” ha detto nell’omelia don Gianni Manfredini, suo compagno di studi, nell’omelia della Santa Messa, aggiungendo che non si possono dimenticare i tanti e preziosi doni che Dio ha profuso sulla parrocchia attraverso lo storico parroco che per 55 anni ha guidato la comunità cittadina.

Don Manfredini non ha sottaciuto il pericolo di dimenticare anche le persone più care con il rischio di inaridirsi e di irrigidire il cuore. “E’ vero, dimenticare fa parte della fragilità umana”, rischio sottolineato dallo stesso don Guido nella sua ultima omelia della messa presieduta il 5 febbraio 2020. Per oltre duecento volte nella Bibbia viene ripetuto l’invito a don dimenticare; e per i cristiani esiste un altro mezzo per ricordare: è il memoriale della morte e resurrezione di Cristo; “ecco perché ho detto: celebriamo il memoriale con don Guido: c’è un legame profondo e indissolubile fra quanti sono ancora pellegrini in questo mondo e coloro che hanno varcato la soglia della morte”.
Al termine della celebrazione eucaristica Marta Davoli ha proposto “con grande affetto” un ricordo di don Guido: “La sua presenza è sempre molto viva fra queste mura e nei nostri cuori. Come padre ci ha guidato e accompagnato per tanti anni, ci ha conosciuto e stimolato personalmente”.

Lo stile di approccio che don Mortari aveva: “vieni un attimo in studio, ho bisogno di te” gli ha permesso di coinvolgere generazioni di persone, che poi hanno fatto la storia della parrocchia. Ministerialità diffusa, missionarietà – anche per evangelizzare i luoghi della città – sono state peculiarità di don Guido, “uomo libero da schematismi. Per la sua parrocchia era disposto a tutto, nella libertà e libero anzitutto dalla paura di essere giudicato”. E ha sottolineato i tanti progetti pastorali attivati, l’utilizzo sapiente delle strutture parrocchiali, il generoso impegno di tanti parrocchiani nel volontariato.

Marta Davoli ha così concluso “Il pastore Guido ha conosciuto la sua parrocchia, incontrando le persone una ad una così che possiamo dire che sapeva vita, morte e miracoli di tutti noi. E’ stato un grande dono, per questo ringraziamo il Signore e gli chiediamo di guidarci ancora nel nostro cammino, accompagnati dalla presenza di don Luca e don Gionatan”.

Un forte applauso del fedeli ha sottolineato queste parole manifestandone la piena condivisione.

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nella foto: don Gianni Manfredini