Reggio. I Partigiani cristiani: oggi ricordiamo il Solitario. Morto in sanatorio, fu vittima di un agguato comunista a Borzano

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Giuseppe Pagani (presidente), Marcello Stecco (segretario) ANPC (Partigiani cristiani sezione di Reggio Emilia) ricordano Giorgio Morelli (il Solitario, nella foto con l’amico Eugenio Corezzola), partigiano cattolico tra i primi ad annunciare la liberazione di Reggio il 24 aprile del 1945, poi morto 21enne nel sanatorio di Arco di Trento, comune nel quale è sepolto, dopo essere stato vittima di un attentato per mano di partigiani comunisti a Borzano di Albinea, nel gennaio del 1946, mentre cercava di fare luce sull’omicidio del suo amico Mario Simonazzi (comandante Azor),  combattente delle Sap e delle Fiamme Verdi, ammazzato prima della liberazione nel bosco in località Lupo di Vezzano sul Crostolo da un gruppo di partigiani ‘rossi’.

Scrivono i Partigiani cristiani: “Esattamente 75 anni fa, il 9 agosto 1947, ad Arco di Trento moriva, a soli 21 anni, il partigiano cattolico Giorgio Morelli, “Il Solitario”, a seguito delle ferite riportate a Borzano di Albinea (RE) in un agguato il 27 gennaio 1946.
Il Solitario è il primo partigiano che il 24 aprile 1945 entra nella Reggio liberata dai nazifascisti lasciando di quello straordinario momento un ricordo indimenticabile nello scritto “Ed ho pianto”.

Giorgio Morelli, a 18 anni, entra nella formazione partigiana Brigata Garibaldi per uscirne un anno dopo ed entrare nella Brigata “Italo” delle Fiamme Verdi fondata da don Domenico Orlandini.

Con l’amico Eugenio Corezzola nella primavera 1945 fonda “La Penna” giornale delle Fiamme Verdi che, conclusa la guerra, diventerà “La Nuova Penna”.
Il giornale si caratterizza per uno spirito assoluto di giustizia e di sete di verità e per questo, giornale e promotori, subiranno forti intimidazioni compreso l’attentato che si rivelerà fatale per “Il Solitario”.

La storia di Giorgio Morelli, la testimonianza dei valori in cui fermamente credeva non appartiene solo al Passato.

Il Solitario è un esempio per tutti ma soprattutto per le giovani generazioni, la testimonianza di un ragazzo di 18 anni che si assume tutta la responsabilità di mettere la propria vita al servizio degli ideali di Libertà e di Democrazia per sé e per la propria Comunità.

La vita di Giorgio Morelli ci dice che Giustizia e Verità danno senso ad una vita veramente vissuta (dice di lui, un sacerdote partigiano come don Luca Pallai “scrivere di Giorgio Morelli è come scrivere di un pensiero di Libertà, di Democrazia, di Giustizia”), che la ricerca della coesione umana e sociale non può accettare omertà e conformismo, consapevoli dell’inevitabile rischio che questa scelta comporta.

Anche per questo Il Solitario è definito “temerario profeta” dallo storico del movimento cattolico prof. Sandro Spreafico.

Chiediamo, infine, al Solitario di accompagnarci in questo tempo difficile con l’ombra lunga della sua testimonianza e di aiutarci ad illuminare la “notte” che stiamo attraversando per poter consolidare le fondamenta di quella Comunità libera e solidale per la quale lottarono anche a sacrificio della vita i Partigiani reggiani”.