Reggio. De Lucia e Aguzzoli: assurdo si ripaghi l’accoglienza chi prende 5mila euro l’anno

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La Prefettura di Reggio Emilia, dallo scorso agosto, continua, come testimoniato dall’appello firmato da varie realtà sociali che si occupano di migranti nel lavoro di revoca dei richiedenti asilo dai CAS, ovvero i Centri di Accoglienza Straordinaria, nel caso dovessero superare il reddito lordo annuo di 5.983,64 euro.

Nonostante l’azione da parte della Prefettura sia chiaramente legale dal mero punto di vista giuridico, la situazione è qualcosa di surreale poiché non solo, per lo Stato avere un reddito lordo di neanche 6.000 euro l’anno voglia dire essere economicamente indipendenti (soprattutto in vista dei rincari che arriveranno, e dell’intera situazione covid), ma in più tutte queste persone dovranno pagare allo stato una somma che va tra i 20 e i 40.000 euro.

Trovare un alloggio o una casa in affitto, in particolar modo per le persone di origine straniera, è sempre più difficile. E mentre si sono svuotate le ex Officine Reggiane, lavorando affinché le persone fossero inserite in progetti di accoglienza, dall’altra parte, senza farsi carico della precarietà e del disagio abitativo che si vive a Reggio Emilia, la Prefettura ha messo alla porta chi si sta costruendo una vita nella nostra città ma soprattutto che a Reggio Emilia ancora non trova una sistemazione adeguata

Ci dicono le associazioni Associazione Città Migrante, Avvocato di strada di Reggio Emilia, Associazione Partecipazione, Associazione La nuova luce, Associazione G.L.M- ODV, APS Passaparola, Coop. Sociale “La Vigna”, Coop Vivere la Collina, La Quercia-coop. agricola e sociale e “Centro Sociale Papa Giovanni XXIII” S.C.S. Onlus, Pollicino Gnus, Mercatino “Tutto per tutti” e la Parrocchia di Pratofontana nel comunicato che hanno inoltrato alla stampa che “Molte volte l’unica soluzione per un migrante è affidarsi al mercato nero, che affitta a persone di origine straniera alloggi spesso fatiscenti, sovraffollati e soprattutto in nero per non finire in strada. In queste stanze non si può avere una residenza e nemmeno un domicilio, indispensabili per rinnovare i documenti di soggiorno. Da qui nascono e si sviluppano le compravendite di domicili e residenze. In questo modo si alimenta il mercato nero, l’illegalità e il degrado nei territori.”

Le richieste del documento sono semplici. Si chiede alla politica e alle istituzioni di prendere in considerazione le cause dei fenomeni e agire su queste, che si affronti la questione emergenza casa nella sua totalità, lavorando in favore di una regolarità totale dell’abitare che tuteli le persone e contrasti il mercato nero e che l’Amministrazione comunale prenda l’impegno di farsi portavoce con la Prefettura di queste problematiche, che si intraprenda un percorso di accompagnamento all’uscita delle persone, individualizzato in base ai bisogni e alle risorse di ognuno, affinché il richiedente asilo esca dal progetto solo nel momento in cui gli sia possibile avere un alloggio adeguato e sicuro e che si sospendano immediatamente le ingiunzioni di pagamento.

“Si spezza un filo, se io sono una persona da aiutare e con riscatto sociale esco dalla soglia di povertà tu Stato non puoi chiedermi 40.000€ diretti altrimenti non ho spirito di uscire dal sistema di aiuti e mi inviti a darmi alla clandestinità. Mi rifaccio a un concetto di sinistra e al contempo cristiano: se una persona ha bisogno tu la aiuti senza danneggiarla” dice il Consigliere Dario de Lucia, che insieme al collega e compagno di partito Fabrizio Aguzzoli, si pongono a sostegno delle associazioni.

“Abbiamo depositato oggi in Consiglio Comunale una mozione su questa tema” si unisce Aguzzoli “non possiamo e non dobbiamo rimanere con le mani in mano in un momento difficile come questo, dove a farne le spese, come in altre situazioni, sono sempre gli ultimi”.