Reggio Civica: “In consiglio comparse lobotomizzate e telecomandate”, poi cambia il post

post FB Reggio Civica lobotomizzate

È polemica a Reggio per un post pubblicato martedì 28 ottobre sulla pagina Facebook della lista civica Per Reggio Emilia, in cui i consiglieri comunali della maggioranza in Sala del Tricolore venivano definiti “comparse della maggioranza, sedute in consiglio comunale, ma lobotomizzate e telecomandate da chi siede nelle vere stanze del potere”.

Dopo qualche ora, il testo del post è stato leggermente modificato, con la scomparsa dell’aggettivo “lobotomizzate”; è rimasta, invece, l’accusa ai consiglieri di Partito Democratico, Movimento 5 Stelle, lista Marco Massari sindaco ed Europa Verde-Possibile di essere “telecomandati”.

“Mi sento profondamente offeso per le parole postate dal capogruppo di Reggio Civica”, ha commentato il consigliere comunale del Pd Giuliano Ferrari: “È sconcertante come un avvocato, quale è Giovanni Tarquini, non consideri maggiormente il peso delle proprie parole. Vorrei sottolineare come un rappresentante politico ha il dovere di rispettare avversari ed elettori, e che il linguaggio denigratorio mina i fondamentali della convivenza civile e della pluralità delle opinioni. L’uso di termini come ‘lobotomizzati’ degrada il dibattito pubblico, impedisce un confronto serio e sottrae dignità al destinatario del messaggio. Nel nostro ruolo pubblico le parole contano e credo che i cittadini meritino un confronto rispettoso e fondato sui fatti”.

Purtroppo, ha aggiunto Ferrari, “anche il panorama politico nazionale ci ha più volte dimostrato come la strategia dell’offesa, come strumento retorico, funzioni nel creare visibilità e indirizzare facili consensi. Le piattaforme digitali premiano i contenuti polarizzanti. I post più aggressivi ricevono più interazioni, si diffondono più rapidamente, favoriscono dinamiche di ‘noi contro loro’. Chi ricorre a linguaggi ostili e offensivi mostra spesso un bisogno di visibilità e riconoscimento ma provoca nel contempo erosione della fiducia nelle istituzioni e un impoverimento del confronto democratico”.



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