La Polizia di Stato di Reggio ha arrestato due giovani di nazionalità tunisina e un terzo di nazionalità marocchina, tutti poco più che ventenni, per rapina aggravata e lesioni personali aggravate in concorso. Sono sospettati di essere i responsabili di un episodio avvenuto lo scorso primo giugno: nel primo pomeriggio, nel sottopasso di via Ramazzini, a Reggio, un ragazzo tunisino di 22 anni era stato prima accerchiato e brutalmente aggredito da quattro sconosciuti, poi derubato di tutto quello che aveva.
Il modus operandi, già riscontrato in altri episodi analoghi avvenuti in città, prevedeva l’avvicinamento alla vittima designata, con un pretesto qualsiasi, da parte di uno del gruppo, per instaurare un’apparente conversazione; subito dopo, però, intervenivano all’improvviso anche gli altri complici, senza dare il tempo alla vittima di rendersi conto di essere finito in trappola – e a quel punto quest’ultima veniva colpita con calci e pugni.
Stando alla ricostruzione dei fatti, è esattamente quello che è successo anche al ventiduenne tunisino lo scorso giugno. Dopo averlo sopraffatto, gli aggressori si sono presi tutti gli oggetti di maggior valore che la vittima aveva con sé: un monopattino elettrico, una collana d’oro, un paio di occhiali, soldi in contanti e persino un cappellino da baseball. Non soddisfatti, lo hanno anche ferito con un coltello per costringerlo a consegnare il suo iPhone, per poi scappare e allontanarsi tra le vie del centro storico.
Fondamentali, per lo sviluppo delle indagini, sono state le dichiarazioni dettagliate rese dalla vittima al momento della denuncia, corroborate dalla testimonianza oculare di un passante e dalle immagini registrate dalle telecamere dell’impianto di videosorveglianza comunale, che hanno documentato i movimenti dei componenti del gruppo prima e dopo l’aggressione.
Tutti elementi che hanno poi consentito di identificare quattro persone (la quarta è ancora ricercata) e di costruire a loro carico un solido quadro probatorio, tanto che la stessa autorità giudiziaria ha disposto per tutti loro la misura cautelare della detenzione in carcere.







Queste zecche sono cittadini italiani o sono richiedenti asilo o cos’altro ?…..Sono in “carico” a qualche cooperativa che li “accoglie” ? Nel caso lo fossero, queste societa’ che lucrano sui migranti sbattendoci in faccia tutti i problemi…hanno una qualche responsabilita’ in merito o no ?