Mercoledì 30 luglio la Conferenza degli enti della provincia di Reggio, composta dai sindaci reggiani e presieduta dalla sindaca di Cavriago Francesca Bedogni, ha ufficializzato la nomina del nuovo consiglio di amministrazione di Acer, l’Azienda casa Emilia-Romagna di Reggio.
Il nuovo presidente dell’ente è Federico Amico, ex consigliere regionale dell’Emilia-Romagna (sulla cui nomina si è già sollevata un’ondata di polemiche); la vicepresidenza è stata affidata all’ex sindaca di Guastalla a Camilla Verona, mentre Federica Zambelli, attiva nel mondo associativo e sociale reggiano è entrata nel cda in qualità di consigliera.
Il rinnovo del consiglio di amministrazione di Acer, ha spiegato Bedogni, “avviene nel solco di una piena condivisione istituzionale e con l’intento di rilanciare con nuova energia l’impegno sulle politiche dell’abitare. La casa è oggi un diritto fragile per troppe persone: le sfide che abbiamo di fronte, anche in relazione alle risorse del Pnrr e ai nuovi strumenti europei, ci impongono una visione collettiva. È in questa direzione che va la scelta odierna, nella consapevolezza del valore delle relazioni costruite, dell’eredità consegnata dal consiglio di amministrazione uscente ma con la necessità di un naturale rilancio di visione futura”.
A nome del Comune capoluogo ha parlato il sindaco Marco Massari: “La scelta condivisa di rinnovare la governance di Acer nasce da un percorso istituzionale serio, partito da tempo e improntato al rispetto delle persone e alla responsabilità verso il futuro. Ringraziamo il consiglio di amministrazione uscente e il presidente Marco Corradi per il lavoro svolto. Contestualmente auguriamo buon lavoro al presidente Amico e al nuovo consiglio di amministrazione: i temi dell’abitare, della coesione sociale e della qualità urbana sono oggi centrali nell’agenda delle città e del Paese”.

Ma la scelta di Federico Alessandro Amico, ex consigliere regionale di Emilia-Romagna Coraggiosa, poi ricandidato (ma non eletto) con il Partito Democratico alle ultime elezioni regionali, ha suscitato, come prevedibile, un vespaio di proteste nel panorama politico locale.
Tra i critici più accesi di questa soluzione c’è Dario De Lucia, consigliere comunale di Coalizione civica: “Mentre Reggio affronta un’emergenza abitativa crescente, la politica cittadina risponde con la solita logica delle porte girevoli: a capo di Acer arriva Federico Amico, ex consigliere regionale del Pd (area Schlein e sodale del vicesindaco De Franco) trombato alle ultime elezioni, oggi senza incarichi. Un profilo senza alcuna competenza specifica sulla gestione dell’edilizia pubblica, ma evidentemente con le giuste conoscenze politiche”.
A Coalizione Civica questo metodo non va giù: per De Lucia “sarebbe stato possibile, e doveroso, avviare una manifestazione pubblica di interesse, selezionando la presidenza e il consiglio di amministrazione tra persone competenti e con esperienza nel settore della casa. Noi avremmo scelto così. Il Pd no”.
Il consigliere reggiano ha poi fatto il punto: “Dopo vent’anni di presidenza Corradi, nominato sempre dalla politica e rimasto ben oltre l’età pensionabile, il cerchio si chiude. Il figlio, Davide Corradi, è oggi assessore all’urbanistica a Bagnolo. Il padre esce, un altro fedelissimo entra. Come vicepresidente è stata nominata Camilla Verona, ex sindaca di Guastalla, anche lei in area Pd. Una figura nota, ma ancora una volta frutto di un sistema di spartizione, non di trasparenza. Infine, nel consiglio di amministrazione fa il suo ingresso Federica Zambelli, passaggio emblematico: da militante dei centri sociali e protagonista di occupazioni abitative a componente dell’ente che dovrebbe gestire legalità e regolarità degli alloggi popolari. Un salto che fa riflettere: il sostegno elettorale degli spazi sociali alla giunta Massari trova così la sua contropartita”.
Acer, ha concluso De Lucia, “dovrebbe essere un ente strategico per dare risposte a chi una casa non ce l’ha. E invece si continua a usarlo per sistemare figure politiche rimaste senza incarico. Coalizione Civica propone una strada diversa: nomine basate su meriti, curriculum e competenze; selezioni pubbliche per garantire trasparenza e partecipazione; un’idea di politica che mette al centro il bene comune, non la carriera dei fedelissimi. A Reggio, a quanto pare, non c’è lavoro più sicuro che fare politica nel Pd. Noi non ci stiamo”.
Sulle barricate anche il gruppo consiliare di Fratelli d’Italia: “Ancora una volta il Pd reggiano usa le cariche pubbliche e i soldi dei cittadini per sistemare i propri fedelissimi. Questa nomina, avvenuta sotto la regia del sindaco Massari e del vicesindaco De Franco, è l’ennesima dimostrazione di un sistema che premia la fedeltà di partito anziché il merito e il consenso popolare. La scelta di collocare un ‘amico politico’ alla guida di Acer, un ente cruciale per la gestione dell’edilizia residenziale pubblica, non solo solleva dubbi sulla trasparenza del processo, ma rappresenta un costo ulteriore per i cittadini reggiani, già alle prese con sfide abitative e bollette sempre più pesanti”.
Per Fratelli d’Italia “il Pd sembra considerare le istituzioni come un bancomat per ricompensare chi non ha ottenuto la fiducia degli elettori: è il caso della scelta di Amico, consigliere regionale non confermato alle ultime elezioni, privo peraltro delle competenze necessarie al ruolo. Si perpetua così una prassi che mortifica la democrazia e la competenza. Con una nota di ironia, ci complimentiamo con il Pd per la straordinaria abilità nel trovare sempre nuove sedie per i suoi fedelissimi trombati dalle urne, dimostrando una creatività che sarebbe più utile impiegare per risolvere i problemi reali della città, come la sicurezza e la gestione trasparente delle risorse pubbliche. Chiediamo che le nomine pubbliche siano guidate da criteri di professionalità e rappresentatività, non da logiche clientelari. Invitiamo il sindaco Massari e il vicesindaco De Franco a chiarire ai reggiani come questa nomina migliori la gestione di Acer e risponda alle esigenze della comunità. I cittadini meritano una politica che lavori per il bene comune, non un sistema che ricicla figure politiche a scapito della credibilità delle istituzioni”.







Sistemare i fedeli, fedelissimi, allineati, trombati, ma degni di stipendio pagato dal pecorame zoccolodurista d’annata. Di vergogna neanche l’ombra, del merito o dei titoli men che meno. Solito schifo ferragostano, il periodo migliore per questo genere di attività.