Reggio. Al restauro dei Chiostri di San Pietro la Menzione d’onore al Premio Gubbio

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Il progetto di restauro e valorizzazione del complesso rinascimentale dei Chiostri di San Pietro di Reggio Emilia, commissionato dal Comune e realizzato dallo studio ZAA Zamboni Associati Architettura, ha ottenuto la Menzione d’onore al prestigioso Premio Gubbio 2021, promosso dall’Associazione nazionale Centri storico-artistici (Ansca).

L’importante riconoscimento, nell’ambito dell’11^ edizione del Premio Gubbio, è stato conferito il 3 dicembre nella città umbra, con la seguente motivazione:

“Il restauro dei Chiostri di San Pietro a Reggio Emilia assegna a un patrimonio inutilizzato da decenni il ruolo di nuova centralità urbana. Conservazione e innovazione si combinano in un intervento che ha come obiettivi fondamentali la valorizzazione della fabbrica di Giulio Romano e la preservazione delle sue parti incompiute”.

Il Premio Gubbio, assegnato ogni tre anni dall’Associazione nazionale Centri storico-artistici, riconosce e valorizza progetti di riqualificazione e restauro di particolare qualità, realizzati nei centri storici, mettendo in luce sia la committenza sia i progettisti.

Candidato a seguito di una segnalazione da parte degli advisor nazionali (accademici, critici, storici e curatori dell’architettura e dell’urbanistica) e poi valutati dal Comitato scientifico e dalla Giuria del Premio, il lavoro sui Chiostri di San Pietro di Reggio Emilia hanno ricevuto la Menzione d’onore nella Sezione Nazionale del Premio che – oltre a questa sezione dedicata all’Italia che quest’anno ha visto la presentazione di 20 progetti – vanta quest’anno una Sezione Europea (31 progetti nel 2021), una Sezione Universitaria (49 tesi di laurea e 8 tesi di dottorato presentate quest’anno) ed una Latinoamericana.

La Menzione d’Onore al Premio Gubbio, per i Chiostri di San Pietro di Reggio Emilia, è stata ritirata dall’architetto Andrea Zamboni, progettista. Responsabile di procedimento per il committente Comune di Reggio Emilia, era l’architetto Massimo Magnani.

UN PREMIO CHE FA STORIA – La finalità del Premio, si legge nel sito ufficiale, è “di promuovere un concreto avanzamento nelle modalità di intervento sulle città e sui territori d’interesse storico. Attraverso il Premio Gubbio, l’Associazione si propone di attirare l’attenzione e stimolare un dibattito attorno alle pratiche connesse alla sua missione storica”.

Il Premio è assegnato a progettisti, enti pubblici promotori o operatori privati, oltre che a studenti laureati o dottorati.

L’Ansca è stata fondata da Giovanni Astengo nel 1960-1961 a Gubbio, allo scopo di promuovere studi, ricerche e progetti per la salvaguardia, il recupero e la valorizzazione delle città e dei territori d’interesse storico, attraverso strategie di riuso e riqualificazione dei manufatti e dell’ambiente. Tra i suoi iscritti l’associazione ha avuto esponenti della storia dell’Architettura italiana come Giuseppe Samonà, Piero Bottoni, Luigi Carlo Daneri, Giancarlo De Carlo e Giulio Carlo Argan, che ne fu anche presidente.

Fin dalla sua fondazione, Ancsa è una piattaforma di dialogo tra la cultura accademica e professionale dell’architettura e dell’urbanistica e quella delle Amministrazioni preposte alla gestione e trasformazione dell’ambiente costruito (ad esempio, i Comuni e le Regioni). La composizione dei suoi organi direttivi rispecchia questa duplice vocazione.

Il Premio Gubbio viene istituito da Ancsa nel 1990, in occasione del trentesimo anniversario della fondazione dell’associazione.

COME FUNZIONA – Per la Sezione Nazionale, Ancsa seleziona un Comitato di segnalatori esperti (advisor), scelti tra i migliori accademici, critici, storici e curatori dell’architettura e dell’urbanistica in Italia. Ogni segnalatore è chiamato a nominare progettisti, enti pubblici e operatori privati che hanno realizzato (in qualità di promotori e/o esecutori) progetti, programmi e piani di riuso finalizzati alla salvaguardia, al recupero e alla valorizzazione del patrimonio architettonico e ambientale, in città e in territori di interesse storico.

I lavori nominabili hanno in comune alcune caratteristiche: sono tutti localizzati in Italia, in città e territori d’interesse storico, dove contribuiscono al recupero dei patrimoni e dei contesti esistenti attraverso strategie, forme e modalità innovative; al di là della loro natura specifica (progetto, programma o piano di riuso), tutti hanno determinato una trasformazione dell’ambiente costruito, alla scala architettonica o urbana; sono tutti spazi ed edifici pubblici o aperti al pubblico.

La Giuria del Premio è composta dai membri del Consiglio direttivo dell’Ancsa, dal coordinatore del Comitato scientifico dell’associazione e da una selezione di membri esterni all’associazione, che per la Sezione Nazionale sono Sara Marini, professore ordinario di Composizione architettonica e urbana allo Iuav di Venezia e Luca Molinari, professore ordinario di Teoria e progettazione architettonica all’Università degli Studi della Campania “Luigi Vanvitelli”.

La promozione del progetto vincitore e dei progetti menzionati e segnalati si svolge nel corso di tutto il triennio successivo al Premio, attraverso la pubblicazione dei risultati sul sito dell’associazione e all’interno della sua collana editoriale (Ancsa Documenti), l’organizzazione di convegni e mostre, la comunicazione agli organi di stampa specializzati, la redazione di articoli e pubblicazioni.