Quando Venturi salvò la Libreria del Teatro

Libreria del Teatro di Reggio- FM

Corre l’anno 1985 e per la cultura reggiana c’è un problema: la Libreria del Teatro di Nino Nasi, luogo di culto per migliaia di clienti e soprattutto per la giovane crème intellettuale dell’epoca, rischia la chiusura. La proprietà dell’immobile di via Crispi 6 ha annunciato a Nasi lo sfratto.

Il titolare riceve visite di aspiranti mediatori – anche di profilo e responsabilità pubbliche – affinché tratti la buonuscita e ceda l’attività a una boutique di moda, settore ai tempi in forte espansione. Nasi, che ha scoperto Pier Vittorio Tondelli e ha costruito un gruppo di giovani autori, musicisti, creativi di qualità incredibile in una città dominata dal Pci e dalla chiesa del futuro cardinale Camillo Ruini, non ha alcuna intenzione di gettare la spugna. Si difende. Trova in un giovane amico giornalista che lavora alla Gazzetta una voce solida e costante: chiudere una libreria di quel valore e sostituirla con una rivendita di jeans non è accettabile. Ne derivano articoli su articoli, raccolte di firme, mobilitazioni con reading poetici e concertini davanti alle vetrine.

Il tempo dello sfratto si avvicina e la situazione rimane sospesa.

Sino a che un pomeriggio, al telefono della redazione, arriva una chiamata per il giovane cronista. Dall’altra parte c’è l’ingegner Venturi, potente assessore all’urbanistica, l’uomo forte della giunta Benassi. Venturi si dice interessato alla questione della libreria e propone un incontro personale, che avviene pochi giorni dopo. L’ingegnere ha le idee chiarissime: la libreria di Nasi va salvata perché rappresenta un bene culturale imprescindibile per Reggio Emilia. E ha già in mente la soluzione: il Comune ha uno spazio di agibilità per qualificare in base alla legge vigente attività e luoghi di interesse storico vincolandone la destinazione d’uso.

Nel volgere di qualche settimana, in forma di deliberazione dell’ente, alla Libreria del Teatro viene assegnato il titolo di negozio storico con blocco di merceologia. In via Crispi 6, in quelle due stanzette che a suo tempo subirono un attacco degli squadristi del fascio locale, si potranno da quel momento vendere soltanto libri. Una vittoria politica enorme. A cui seguirono settimane di festa.

Negli anni successivi la proprietà dell’immobile si oppose in ogni sede al “decreto Venturi”, dalla Soprintendenza al ministero. Ne derivò una lunga battaglia legale che si concluse attorno al Duemila davanti al Consiglio di Stato, che diede ragione al Comune di Reggio e assicurò vita eterna alla libreria di Nasi.

Ricordo oggi questa storia, che probabilmente è sinora rimasta sconosciuta nei dettagli anche a Patrizia Nasi, figlia di Nino, valente libraia oggi specializzata in editoria locale, in ricordo di Umberto Venturi detto Mauro. Un uomo che seppe portare cultura e competenze “borghesi” in anni di ideologismi e contraddizioni. E che seppe svolgere in modo magistrale il ruolo del pubblico amministratore nel delicato settore dell’urbanistica, coniugando ambiente, sviluppo, bisogni sociali e crescita economica senza mai perdere di vista la priorità dell’interesse comune.




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