Pronti 2 miliardi per la ripresa dell’Emilia

assemblea legislativa Regione Emilia-Romagna

Rivoluzione verde (anche in edilizia), digitalizzazione, mobilità sostenibile, istruzione e ricerca, politiche per la salute, inclusione sociale, parità di genere, protagonismo delle nuove generazioni, partecipazione, ricucitura delle disuguaglianze territoriali, sviluppo del sistema rurale anche con la qualità delle produzioni e la competitività, innovazione e sicurezza sul lavoro.

Questi gli indirizzi contenuti nella risoluzione approvata dall’Assemblea legislativa (approvati anche 9 emendamenti al documento) quale atto conclusivo della Sessione europea, che sancisce formalmente la partecipazione della Regione Emilia-Romagna alla fase ascendente e discendente del diritto e delle politiche dell’Unione europea.

Con la programmazione dei fondi europei, da qui al 2027, sono stati approvati in Assemblea i programmi regionali Fesr e Fse (per ciascun programma le risorse a disposizione ammontano a 1.024.214.641 euro, la quota Ue è pari a 409.685.857 euro a cui si sommano 614.528.605 euro di risorse nazionali e regionali: complessivamente, quindi, le risorse superano i 2 miliardi di euro, 780 milioni in più rispetto al precedente settennato.

Per la maggioranza l’obiettivo è di proseguire sulla strada di avvicinamento tra le istituzioni locali e quelle europee. Per il Partito democratico il progetto europeo deve rimanere centrale: l’obiettivo è quello di continuare sulla strada, come fatto negli ultimi settant’anni, della crescita, non solo economica ma anche sociale. “Ci troviamo in una fase difficile, per la crisi sanitaria collegata la Covid e per la guerra in Ucraina, ma i problemi non si risolvono con gli slogan, occorre invece lavorare e dobbiamo essere orgogliosi di essere europei” si ribadisce dal Pd. È poi importante, anche in ambito europeo, valorizzare le istituzioni locali. Il cantiere dell’Europa è ancora aperto ma il lavoro deve proseguire, manca ancora una politica energetica comune, che avrebbe aiutato in questa fase: questa la posizione di Europa verde. Sono poi state elencate le politiche europee ambientali portate avanti dalle istituzioni europee, che devono vedere un coinvolgimento diretto della cittadinanza. Cittadinanza europea che per Europa verde è molto più avanti rispetto a quanto credono certe componenti politiche, ma serve, anche attraverso la partecipazione, ancora più coesione. Diritti civili, transizione green e reddito minimo sono temi molto caldi al centro del dibattito europeo ma devono essere calate sui territori: si precisa dalla lista Bonaccini presidente. La rivoluzione ambientale in corso in Europa, fondamentale, deve però essere correlata alla situazione economia delle diverse realtà territoriali. Per la lista Bonaccini deve poi avere un ruolo centrale il tema del lavoro, senza discriminazioni di genere, a partire dai giovani. Emilia-Romagna Coraggiosa, nel rilevare che quelle in arrivo dall’Europa sono risorse importanti, ha riferito di un cambio di rotta comunitario che si sostanzia in una maggiore attenzione al sociale. All’interno dell’Ue non devono esserci politiche fiscali differenti, così come non deve esserci un costo del lavoro differente. Per ER Coraggiosa, poi, l’obiettivo primario dell’Europa deve continuare a essere quello della pace, per perseguire il quale serve una più compiuta integrazione.

Il centrodestra, invece, ha bocciato l’Unione europea. Per Fratelli d’Italia, infatti, “ci stiamo ancora raccontando delle storie e delle favole, l’Europa ha fallito e ha fallito nella pandemia: siamo l’unico continente che non ha saputo realizzare un proprio vaccino. Anche nella vicenda Ucraina siamo indietro: manca una voce unica sul conflitto. In generale l’Europa ha aggiunto burocrazia a burocrazia e nel caso dell’Italia è stato drammatico”. Fdi è netta anche sul tema energia e sviluppo (“Si è passato troppo tempo a inseguire ideologie e non si sono fatte le scelte necessarie, ancora oggi siamo di fronte a politiche assurde, che rendono i popoli dell’Europa deboli”) e sulla politica estera (“C’era chi diceva che bisognava abolire i confini, oggi hanno riscoperto tutti che non solo ci sono i confini, ma che i confini vanno difesi. Allo stesso tempo la politica migratoria è fallita”). Netta la posizione della Lega per la quale “il progetto dell’Unione europea è fallito: facciamo un ragionamento su questi 20 anni e vediamo che è così. Basta pensare alla vicenda dell’Euro o della gestione delle politiche internazionali. Siamo più deboli e tutti gli errori si sono riversati sulle tasche dei nostri concittadini: è arrivato il momento di cambiare e di agire in maniera non cieca. Occorre rivedere anche la politica estera”. Il Carroccio ha ribadito tuti i propri dubbi sottolineando come “confermiamo tutte le nostre critiche e la richiesta di un cambiamento, anche alla luce della guerra: il Pnrr doveva essere la panacea di tutti i mali e invece…”. Dal canto suo Forza Italia ha sottolineato come “siamo di fronte a scelte epocali, consideriamo che la spesa pubblica è di mille miliardi, il nostro debito pubblico è diventato insostenibile e quando verrà meno lo scudo di Draghi bisognerà fare scelte chiare. Il Pnrr è una grande risorsa: è l’ultima possibilità e quindi dobbiamo decidere come spendere queste risorse. Quelle risorse vanno spese realmente e non solo impegnate. La nostra occasione oggi è quella di invogliare tutti a fare una parte attiva e seria verso risorse che non arriveranno mai più in quantità così ingente sul nostro territorio. Per questo dobbiamo fare le riforme necessarie, in primo luogo quella della sanità, e una legge unica sulla famiglia”.

Per il Movimento 5 Stelle “l’aggressione della Russia all’Ucraina ha portato alla prima guerra in Europa da decenni. Dobbiamo cercare di mettere fine alla guerra il prima possibile. L’Ue, dopo la terribile prova della pandemia, si trova ad affrontare un’ancora più difficile prova come la guerra. Dobbiamo ribadire le nostre sfide come il digitale e la transizione verde”. I pentastellati hanno le idee chiare sul tema guerra: “E’ giusto aiutare l’Ucraina a difendersi, ma bisogna evitare l’escalation militare. Allo stesso tempo dobbiamo lavorare per la svolta energetica”.

Le conclusioni sono state affidate al presidente della Regione: “Fu il governo giallo-verde a certificare che eravamo la prima Regione per programmabilità dei fondi europei. Siamo la Regione che ha portato nel proprio territorio il Centro meteo, siamo la Regione le cui politiche sono apprezzate dalle associazioni di categoria datoriali e dai sindacati. Chiediamo politiche dell’immigrazione legate alle politiche del lavoro e più in generale programmate e ragionate”. E ha incalzato: “Se abbiamo avuto i vaccini per affrontare il Coronavirus lo dobbiamo all’Ue”. Nel suo intervento, il presidente della Regione ha ribadito la necessità di avere un grande hub nazionale per l’energia in Emilia-Romagna e di puntare sulla transizione europea: “Dobbiamo -ha spiegato- accelerare al massimo il passaggio alle energie rinnovabili e nella transizione digitale”. L’adeguamento della spesa militare ha un senso nella misura in cui è funzionale all’integrazione europea”, ha detto il presidente relativamente alle politiche per la realizzazione di un sistema di difesa comune europea, ricordando anche le posizioni prese dall’Assemblea legislativa in merito alla guerra in Ucraina e chiedendo un potenziamento della diplomazia per la cessazione del conflitto e il dialogo fra le parti.