Processo “Grimilde-bis”: chiesti 8 anni per Rosita Grande Aracri, nipote del boss

Tribunale Reggio Emilia

Il pubblico ministero della Direzione distrettuale antimafia di Bologna ha chiesto una condanna a otto anni di reclusione per Rosita Grande Aracri: 42 anni, figlia di Francesco Grande Aracri (condannato in secondo grado per mafia nel filone principale del processo relativo all’inchiesta “Grimilde” sulle infiltrazioni della ‘ndrangheta in Emilia) e nipote del boss Nicolino Grande Aracri, è a processo con l’accusa di associazione mafiosa nel filone “Grimilde-bis”.

La donna era già stata condannata a due anni di carcere nell’ambito del processo principale “Grimilde”, dopo essere stata giudicata colpevole per la fittizia intestazione dell’impresa del padre, la Eurogrande costruzioni di Brescello.

In questo nuovo filone del processo, a Rosita Grande Aracri viene contestato di essere stata “pienamente informata di strategie, iniziative, affari e problemi riguardanti la consorteria mafiosa”, alla quale la donna avrebbe assicurato “un costante contributo” agendo secondo le direttive del padre, dei fratelli (anche loro condannati nel processo “Grimilde”) e del commercialista della cosca, per favorire gli affari del clan e la progressiva infiltrazione nel tessuto economico dell’Emilia-Romagna.

Secondo l’accusa, durante la detenzione del padre Francesco la quarantaduenne, sfruttando gli incontri in carcere con quest’ultimo, avrebbe fatto da tramite con l’esterno: da una parte raccogliendo le direttive del genitore, dall’altra aggiornandolo passo dopo passo sulle operazioni imprenditoriali in atto per evitare eventuali sequestri da parte delle forze dell’ordine e per gestire le attività e i rapporti con altre società facenti capo a soggetti vicini agli ambienti di ‘ndrangheta.