Nel pomeriggio di mercoledì 9 luglio è arrivata la sentenza di primo grado del processo relativo all’inchiesta “Angeli e Demoni”, nata per far luce sulle presunte anomalie negli affidamenti di minori nel sistema dei servizi sociali della Val d’Enza reggiana – quello che è forse diventato più comunemente noto come il “caso Bibbiano”.
Il collegio di giudici del tribunale di Reggio, formato da Sarah Iusto, Michela Caputo e Francesca Piergallini, dopo la camera di consiglio, ha condannato solo tre delle quattordici persone (tra assistenti sociali, educatori, psicologhe e genitori affidatari) ancora imputate nel processo con rito ordinario, mentre le altre undici sono state assolte dai reati contestati – molte di queste, peraltro, con formula piena “perché il fatto non sussiste”.
L’impianto accusatorio della Procura reggiana, dunque, non ha retto particolarmente bene al primo grado di giudizio, con poco più di quattro anni complessivi di pene comminate a fronte dei circa settanta anni richiesti invece in totale dalla pm Valentina Salvi.
Tra le condanne, spiccano i due anni di reclusione (per due capi di imputazione) per Federica Anghinolfi, l’ex responsabile dei servizi sociali dell’Unione dei Comuni Val d’Enza, considerata una delle figure chiave dell’inchiesta: per lei però l’accusa aveva chiesto ben undici anni e sei mesi di carcere, più tre anni e sei mesi per altri reati non connessi. Il legale di Anghinolfi ha già preannunciato l’intenzione di presentare ricorso contro la condanna della sua assistita.
È stato condannato a un anno e otto mesi, invece, l’assistente sociale Francesco Monopoli, braccio destro di Anghinolfi, per il quale la Procura reggiana aveva chiesto una condanna a undici anni di reclusione, più un anno per altri reati non connessi. La terza condanna ha riguardato invece la neuropsichiatra Flaviana Murru: per lei otto mesi di reclusione.
Per tutti e tre, in ogni caso, la pena è stata sospesa.
Assolte, invece, le altre undici persone imputate (tra parentesi le pene che erano state richieste caso per caso): Nadia Bolognini (8 anni e 3 mesi), Federica Alfieri (2 anni), Fadia Bassmaji (3 anni), Daniela Bedogni (3 anni), Imelda Bonaretti (6 anni e 6 mesi), Valentina Ucchino (8 mesi), Katia Guidetti (4 anni), Maria Vittoria Masdea (4 anni), Sara Gibertini (5 anni), Marietta Veltri (3 anni e 6 mesi), Annalisa Scalabrini (6 anni e 4 mesi).







“L’impianto accusatorio della Procura reggiana, dunque, non ha retto particolarmente bene al primo grado di giudizio”
Eufemismo dell’anno