Presepe in stazione, il Natale non è un fatto privato (di Elisa Adelgardi)

presepe in piazzale Marconi Reggio – IG

Riceviamo e pubblichiamo in versione integrale questo intervento di Elisa Adelgardi, del comitato Leoni di San Prospero di Reggio.

 

“Celebra il Natale a modo tuo e lascia che io lo celebri a modo mio”. Siete d’accordo con queste parole? Se lo ritenete un pensiero equilibrato e ragionevole, allora sappiate che state dalla parte del burbero Scrooge, protagonista della celebre “Ballata di Natale” di Charles Dickens.

E in effetti è un pensiero per niente errato, che lo si festeggi a casa propria, con svariati simboli e a ciascuno il suo; ed è paragonabile all’altrettanto equilibrata dichiarazione dell’assessore Davide Prandi, il quale un mese fa ha introdotto le lanterne cinesi di viale IV Novembre come testimonianza di una “comunità plurale, in viva trasformazione” e non “musei del passato ma laboratori del presente”.

Niente da dire, sono scelte rispettabili per un’amministrazione comunale che ha semplicemente accolto la donazione della comunità cinese, come d’altra parte Scrooge aveva tutto il diritto di non fare l’elemosina, evitare canzoncine natalizie, raggelare con lo sguardo ogni passante che cercasse un saluto confortevole; perché il nostro vecchio brontolone era a conti fatti una brava persona, almeno dal punto di vista burocratico, uno, insomma, con le carte in regola.

Eppure creava disagio, perché il Natale non è un fatto privato, come precisa il nipote dello zio: “Tu non lo festeggi affatto”, gli rimprovera, ed è qui il nodo. Il Natale o lo si festeggia, con la partecipazione della comunità che si stringe a una verità di fede, oppure no. È una scelta, non c’è via di mezzo: una scelta politica, perché coinvolge i cittadini uno per uno, invitandoli a partecipare insieme, con lo stesso intento, all’atto tutt’altro che scontato di meraviglia di fronte alla natività di Cristo.

Perciò siamo stati rincuorati quando abbiamo appreso il dono di un presepe posto all’ingresso di piazzale Marconi, un piccolo gesto di grande coraggio da parte di alcuni partiti dell’opposizione, che hanno contribuito a rendere più significativo il Natale in una delle zone più sofferenti della città. Dire grazie è il minimo. E poco importano le polemiche, l’accusa di strumentalizzazione della religione e di vetrina mediatica: il presepe è ciò che conta, che ora è lì, questo è l’importante.

La natività è la cura, dobbiamo esserne consapevoli, per un quartiere che ogni giorno sta perdendo le speranze; l’intento, esplicito o implicito che sia, è richiamare alla mente di tutti la sacralità di un giorno, il motivo vero per cui oggi noi, ancora, nonostante la “multiculturalità” e il consumismo e le modernità di sorta, dopo duemilaventicinque anni continuiamo a festeggiare il Natale, consapevoli del fatto che Gesù, figlio di Dio, era nato in una mangiatoia, non in un castello, non in un albergo; i primi a sentire i suoi vagiti sono stati animali e pastorelli, gli ultimi, quelli con le mani sporche di terra, che per dono non potevano portare altro che sguardi e gesti affettuosi.

Non c’è luogo migliore, allora, di piazzale Marconi, tra disagio e incertezze, per ospitare la mangiatoia di un bambino che ha cambiato la storia.

Attenzione però: tutti noi spesso incarniamo l’arcigno zio Scrooge e cerchiamo di evitare un impegno che vada oltre le pantagrueliche abbuffate con parenti, più o meno graditi. Proponiamo perciò di aiutare anche noi a riaccendere il Natale, partendo da quella piccola capanna che guarda la stazione vecchia: incontriamoci sabato 13 dicembre, giorno di santa Lucia, alle 18.30 per un piccolo vespro, portiamo una piantina natalizia, che sia un ciclamino o un agrifoglio o altro; ci riuniremo per dare un semplice omaggio, ciascuno come può, nella prospettiva che questo sia il primo di tanti presepi in stazione, sempre più belli e con sempre maggiore partecipazione.

D’altra parte, anche il nostro anziano londinese non fece tanto, non salvò l’universo dalla miseria; più semplicemente si impegnò per cambiare le cose partendo da se stesso e dalla propria visione del Natale, e lo fece a modo di tutti, l’unico vero: accogliendo la gioia di un sentimento irrazionale, inspiegabile, senza utilità di sorta, che è lo spirito natalizio.

Si accorse così che c’era tempo, il Natale non era terminato, ed è ciò che vorremmo comunicare al Comune: c’è tempo ancora per partecipare con noi e rendere omaggio a piazzale Marconi, anche solo sistemando la rotonda che accoglie il presepe, attualmente disadorna, o semplicemente aiutando a proteggere le statuine da possibili malintenzionati. C’è ancora tempo per le parrocchie e per le associazioni, si possono progettare piccoli concerti o momenti di preghiera. Perché la cura della città inizia con i piccoli gesti rituali, ci vorranno anni, come probabilmente sono stati necessari pazienza e denaro per Scrooge, a salvare il piccolo Timmy; ma tutto parte dall’aprire gli occhi e vedere.

Elisa Adelgardi
comitato Leoni di San Prospero di Reggio Emilia



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