È “Ink” del coreografo Dimitris Papaioannou, spettacolo coprodotto da Torinodanza Festival/Teatro Stabile di Torino – Teatro Nazionale e Fondazione I Teatri di Reggio Emilia/Festival Aperto, il vincitore del premio Ubu 2020-2021 nella categoria “Miglior spettacolo straniero presentato in Italia”, dopo una votazione che ha visto esprimersi 57 tra critici e studiosi teatrali.
“Ink”, andato in scena al teatro Carignano di Torino e al teatro municipale Valli di Reggio nel 2020, era tra i finalisti assieme a “Orestes in Mosul” di Milo Rau, “The mountain” di Agrupación Señor Serrano e “ULTRAFICCIÓN nr. 1 / Fracciones de tiempo” di El Conde de Torrefiel.
Una grande soddisfazione per i due festival coproduttori (Torinodanza e Festival Aperto), per le due istituzioni teatrali (Teatro Stabile di Torino – Teatro Nazionale e Fondazione I Teatri di Reggio) e per le due città di Torino e Reggio, unite per realizzare questo progetto: “Ringraziamo Dimitris Papaioannou e i suoi collaboratori per la straordinaria creazione di Ink, che ha ravvivato la scena italiana nel pieno della pandemia. Lo spettacolo è stato il frutto di una collaborazione tra Torinodanza Festival, Festival Aperto e la compagnia dell’artista greco: siamo sempre più convinti della fondamentale importanza che hanno sinergie e condivisioni per raggiungere risultati originali, come testimonia il premio Ubu che la produzione ha ricevuto”, hanno commentato i direttori dei due festival Anna Cremonini e Paolo Cantù.
INK (2020) a new project by DIMITRIS PAPAIOANNOU from Dimitris Papaioannou on Vimeo.
In “Ink”, Papaioannou ha lavorato assieme al giovane collaboratore e performer Šuka Horn a partire dall’acqua, scoprendo la magia dei suoni che produce e la maestosa presenza del getto e delle gocce d’acqua. La vicinanza nel periodo del lockdown ha permesso a Papaioannou e Horn di costruire un processo nuovo, che si è rapidamente trasformato in un incontro/scontro tra due personalità molto diverse per età e storie personali.
“Avevo pensato di creare un’installazione con alcuni interventi performativi e alla fine ho realizzato uno spettacolo, che è nato da un profondo e personale flusso emotivo, creando uno stato emozionale molto diverso dai miei lavori precedenti”, ha spiegato Papaioannou: “Io cerco di capire la vita e di materializzare sul palcoscenico il mio sentire e le mie domande sulla vita, e allora incontro gli archetipi. E quando inciampi sugli archetipi, incontri il Mito. Perché questo è ciò che i miti fanno: visualizzano e raccontano temi universali”.
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Mi paiono pochini pochini 7 anni per aver causato la morte di 4 persone di cui tre bambini, con aggravante di abuso alcoolici, droga, guida
proposta: ma se a tutti questi giovani nuovi italiani, tutta salute e crack, cominciassimo a fargli scavare, dei buchi per terra (altresi' chiamate miniere)
tranquilli che il nuovo reggiano e' gia' stato scarcerato ed e' di nuovo libero di girare per la nostra citta' in cerca di Crack. Se […]