Pace a Gaza, tutti zitti

Donald Trump in Israele bianco e nero – FB WH

A Sharm el-Sheikh si è firmato un accordo destinato a segnare la storia del Medio Oriente. Israele e Palestina hanno avviato un processo di pace che, per la prima volta dopo decenni di odio e sospetti, ha contorni concreti. Sono stati liberati tutti gli ostaggi ancora in vita, una ventina, e quasi duemila prigionieri palestinesi, tra cui 250 ergastolani.

È un giorno che nessuno osava più immaginare. L’artefice di questo risultato è Donald Trump. Con il suo stile diretto, talvolta brutale ma efficace, l’ex presidente americano ha compiuto ciò che intere generazioni di diplomatici avevano solo promesso. Ha unito capi di Stato arabi ed europei in una conferenza che nessun altro avrebbe saputo convocare. Ha trasformato un conflitto eterno in un tavolo di trattativa, non per miracolo ma per volontà politica.

In Italia prevale il silenzio. La sinistra tace, le piazze sono vuote, gli opinionisti distratti. Si direbbe che la pace non interessi più se non è accompagnata da slogan e cortei. I sindaci di Reggio e Scandiano, invece di cogliere la portata storica dell’evento, si esercitano in simbolismi da cronaca locale, spostando bandiere come bambini che giocano.

È un atteggiamento rivelatore. Chi davvero desidera la pace oggi gioisce. Chi preferisce conservarla come bandiera ideologica mostra fastidio, perché una pace firmata da Trump mette in crisi la narrazione comoda di un’America guerrafondaia e di un mondo senza alternative. Oggi la diplomazia americana ha compiuto un passo che resterà nei libri di storia. Il resto è solo rumore di fondo, e qui da noi il solito vecchio asfittico provincialismo.




Ci sono 3 commenti

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  1. Orbàn Mila

    “…un accordo destinato a segnare la storia del Medio Oriente…”
    Quanta enfasi! Ne riparliamo tra un paio di anni, caro direttore, con buona pace del suo sconfinato ottimismo.

  2. Frassino

    Il tornaconto politico è una peculiarità di politicanti italiani e non solo. Il genocidio dei palestinesi, se vogliamo chiamiamolo pure l’effetto collaterale della lotta contro il terrorismo, è sfruttato dalla sinistra, come ogni atto di violenza commesso da immigrati è strumento in mano alla destra. Il politicante, non solo di professione, non è mai obiettivo nei giudizi. Prima l’interesse di parte, poi la verità. Ora Trump passa come il paladino della pace, per quegli illusi che credono che la pace sia raggiungibile con dei trattati. Nel caso in oggetto è ben chiaro che più che trattato di pace si tratta di un contratto economico tra Stati Uniti e Arabia Saudita, non a caso è più opera del parente di Trump, con le mani in pasta negli affari con l’Arabia, che del presidente. La religione ebraica comanda di “amare il prossimo” (libro dell’Esodo) che è colui che condivide usi costumi e fede religiosa, e, come noto, non ammettendo sfumature la lingua ebraica, significa che è lecito “non amare il non prossimo”, ovvero le ostilità con il nemico sono lecite. Non a caso i partiti più tradizionalisti e religiosi erano per la continuazione della guerra. E ora Israele si ritira e si accontenta di venti ostaggi rilasciati? molto strano. Dall’altra parte, ricordo come ieri la strage di atleti a Monaco 1972, il terrorismo, cambierà nome e attori, ma è illusorio che si fermi davanti a dei trattati.


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