È morto a 78 anni Alberto Franceschini, reggiano, fondatore delle Brigate rosse insieme a Renato Curcio e a Margherita Cagol, protagonista leader nella prima fase di vita del gruppo terrorista tra la fine degli anni Sessanta e la prima metà dei Settanta.
Il decesso, a quanto si è appreso, è avvenuto l’11 aprile scorso, ma la notizia è trapelata solo oggi.
Protagonista del sequestro Sossi, il giudice di Genova a cui i terroristi risparmiarono la vita, Franceschini venne catturato nel 1974 e condannato complessivamente a 60 anni di carcere anche per il coinvolgimento nell’assassinio di due esponenti del Msi in Veneto.

Pinerolo, 1974: l’arresto di Franceschini (a sinistra) e Curcio (al volante)
Come la gran parte del gruppo storico delle Br, Franceschini si trovava già in carcere durante il delitto Moro (1978), dunque non partecipandovi personalmente ma rivendicando i crimini commessi dall’organizzazione.

Dal 1982 Franceschini iniziò a cambiare posizione, scegliendo dapprima la dissociazione dalla lotta armata, e nel 1992 fu definitivamente libero per avere ottenuto sconti di pena. Da allora lavorò all’Arci di Roma, grazie all’intervento del presidente e amico reggiano, Rino Serri.







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