Approfondire le cause dell’ammanco emerso nel bilancio 2024 di aMo (l’Agenzia per la mobilità di Modena) e adottare “ogni più opportuna deliberazione in merito all’esercizio delle azioni sociali di responsabilità verso i soggetti previsti nei periodi a cui detti fatti e circostanze si riferiscono”: sono questi gli obiettivi principali dell’assemblea dei soci che la Provincia di Modena e i Comuni di Modena e di Carpi hanno formalmente chiesto di convocare scrivendo ai vertici della società partecipata pubblica che gestisce i trasporti nel bacino modenese.
Il caso di malagestione societaria, scoppiato dopo la scoperta di un buco da oltre 500.000 euro emerso tra aprile e giugno scorsi, si è trasformato rapidamente in una questione anche politica, visto il legame emerso tra l’agenzia e i vertici del Partito Democratico modenese, in particolare l’area che fa capo all’ex presidente della Regione Emilia-Romagna (oggi eurodeputato) Stefano Bonaccini.
“Abbiamo richiesto questa assemblea perché, come soci, ci sentiamo parte lesa e abbiamo il dovere di approfondire ogni strada che porti non solo ad accertare i fatti, ma a capire come si possa recuperare l’ingente cifra che è stata sottratta alla collettività”, hanno spiegato il presidente della Provincia di Modena Fabio Braglia e i sindaci di Modena Massimo Mezzetti e di Carpi Riccardo Righi: “Come rappresentanti dei nostri enti sentiamo forte la responsabilità di far comprendere ai cittadini che intendiamo andare a fondo e lo faremo in accordo con il nuovo amministratore unico”.
Una richiesta, come si legge nella lettera degli enti locali, che nasce anche dalla mancata risposta puntuale, da parte di aMo, alle richieste di chiarimento avanzate dal Comune di Modena il 25 giugno scorso.
A scoprire le anomalie è stato il direttore dell’Agenzia per la mobilità modenese Daniele Berselli, che lo scorso aprile si è accorto di un bonifico da 7.000 euro per un viaggio in Brasile apparentemente “istituzionale”, ma mai autorizzato. Da quella scoperta iniziale, quasi fortuita, è scattato un controllo interno più approfondito che ha portato alla luce una vera e propria voragine: bonifici irregolari per oltre 450.000 euro e altri ammanchi per circa 50.000 euro tra prelievi bancomat e spese fuori contratto – per un totale di quasi mezzo milione di euro. Tra gli acquisti contestati, anche un’auto Bmw X3 e ben sette cavalli.
La responsabile di tutte queste operazioni contabili era una dipendente, assunta nel 2021 dopo una lunga collaborazione da esterna, formalmente inquadrata come autoferrotranviere ma poi rapidamente promossa dirigente. Ma nel mirino è finito anche chi avrebbe avuto il compito di controllare, ed è qui che la vicenda si fa controversa e si intreccia con la politica locale: perché l’ex amministratore unico era Stefano Reggianini, oggi segretario provinciale del Pd modenese; l’ex direttore era Alessandro Di Loreto, oggi assessore all’urbanistica e ai trasporti del Comune di Carpi; il revisore unico dei conti era Vito Rosati, che secondo quanto denunciato da Fratelli d’Italia ricopriva contemporaneamente anche incarichi in vari Comuni soci di aMo, in quello che appare a tutti gli effetti come un evidente conflitto di interessi.







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