Reggio. La grande protesta dei metalmeccanici: oggi lo sciopero unitario

sciopero metalmeccanici 5 novembre 2020 Reggio

A un anno esatto dall’inizio della trattativa per il rinnovo del contratto nazionale, i sindacati hanno proclamato per giovedì 5 novembre uno sciopero generale unitario dei metalmeccanici. La trattativa è stata interrotta da Federmeccanica lo scorso 7 ottobre, portando i metalmeccanici di tutta Italia a mobilitarsi già nelle scorse settimane, con una raffica di scioperi spontanei proclamati dai delegati di fabbrica.

Il 5 novembre, invece, sarà sciopero generale dell’intera categoria, che per la prima volta non andrà in piazza ma – a causa del contesto sanitario segnato dalla pandemia – si mobiliterà con iniziative di protesta davanti ai luoghi di lavoro (nel rispetto delle norme anti-Covid, con mascherine e distanziamento). In provincia di Reggio sono previsti presìdi di lavoratori e brevi assemblee davanti alle sedi di una ventina di grandi aziende per fare il punto sulle ragioni dello sciopero e sull’andamento della trattativa nazionale.

Le ragioni dello sciopero, hanno sottolineato i sindacati, sono da ricercarsi appunto nella rottura del tavolo negoziale da parte di Federmeccanica. Le parti sono lontane in particolare per quanto riguarda il tema della retribuzione di base, sul quale persistono distanze siderali tra le richieste di Fiom-Cgil, Fim-Cisl e Uilm-Uil e la risposta degli industriali riuniti in Federmeccanica.

I sindacati hanno chiesto fin dall’inizio un aumento dell’8% sui minimi tabellari, pari a circa 130 euro per il terzo livello e 155 euro per il quinto livello, mentre la posizione di Federmeccanica al momento è quella di riconoscere esclusivamente l’aumento Ipca (l’Indice dei prezzi al consumo armonizzato per i paesi dell’Unione Europea) depurato dall’inflazione energetica, cioè un aumento pari al 3,2% nei prossimi 4 anni: si tratterebbe di circa 40 euro in più al mese.

Le due posizioni “non permettono un punto di mediazione e sono vissute nelle fabbriche come grimaldello e con il timore che si stia tentando di sfruttare la crisi epidemica, con tutte le sue incertezze, per tenere fermi i salari e non firmare il contratto nazionale”, hanno spiegato i tre grandi sindacati.

Le motivazioni dello sciopero, però, riguardano anche i temi della precarietà e della formazione. Sul primo punto, secondo Fiom-Cgil, Fim-Cisl e Uilm-Uil, Federmeccanica si rifiuterebbe di introdurre nuove normative per ridurre la precarietà nelle aziende; per quanto riguarda il secondo punto, invece, permane il rifiuto degli industriali di categoria a rendere esigibile il diritto alla formazione previsto nell’ultimo contratto, dove era contemplato un diritto soggettivo di 24 ore di formazione per ogni singolo lavoratore. Accanto a questi temi, secondo i sindacati, ci sarebbe infine anche l’indisponibilità delle aziende a regolamentare a livello nazionale lo smart working.

Il rinnovo contrattuale dei metalmeccanici riguarda un milione e mezzo di lavoratori in tutto il Paese, oltre 20mila dei quali in provincia di Reggio (impiegati in circa 350 aziende del territorio). La volontà dei metalmeccanici reggiani si è dimostrata chiara fin da subito: la richiesta è quella “di essere trattati con dignità e con lo stesso senso di responsabilità dimostrato dai lavoratori che in questi difficili mesi di emergenza sanitaria hanno lavorato con senso del dovere contribuendo a portare avanti il sistema produttivo a beneficio di tutto il Paese”. Un atteggiamento che, per lavoratori e sindacati, “deve essere bidirezionale: non si può strumentalizzare la pandemia per non fare il contratto”.

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Solidarietà ai lavoratori delle aziende metalmeccaniche reggiane è arrivata anche dalla consigliera comunale di Reggio È Palmina Perri, che ha presentato un’interrogazione indirizzata al sindaco di Reggio Luca Vecchi per chiedere quali azioni siano state messe in campo a favore del dialogo e dell’accordo tra le forze sociali.

“In un momento così difficile in cui a tutti sono richiesti sacrifici – ha spiegato la consigliera – alcune fasce di lavoratori sono particolarmente colpite. La fine del blocco dei licenziamenti attualmente previsto per il 31 marzo è una data che spaventa sempre di più i lavoratori, perché si teme che coinciderà con una stagione di ingenti licenziamenti. La rottura della trattativa da parte di Federmeccanica apre uno scenario di diseguaglianza che non può essere condiviso”.