Manghi (Iv): nel mondo ci sono milioni di Saman

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Scrive in una nota Maura Manghi, coordinatrice di Italia Viva a Reggio Emilia: “Ci sono Paesi che negano alle ragazze il diritto di studiare, di avere indipendenza economica, di scegliere liberamente la propria vita.

Lo sappiamo ma spesso facciamo finta di non vedere, di non sapere.

Le indagini sono in corso, non siamo a conoscenza di quello che è successo a Novellara ma leggiamo di condanne e accuse rivolte ad un servizio, ad un’amministrazione, ad una comunità.

L’unica drammatica certezza che abbiamo è che una giovane donna, che non voleva sottostare a regole sociali e religiose non troppo diverse da periodi oscuri anche della nostra storia, è scomparsa

Ci accorgiamo solo ora, all’improvviso, quando una tragedia arriva sulla porta della nostra casa, che ci sono realtà sociali difficili e complesse che possono concludersi con una tragedia?

Abbandoniamo l’ipocrisia e facciamo almeno in modo che questa vicenda ci porti a riflettere sull’integrazione, sulla convivenza, sulla libertà di espressione, sull’appartenenza di genere e sulle motivazioni di fondo delle grandi migrazioni di massa che abbiamo davanti, causate dalla legittima aspirazione ad una vita migliore.

Lavoro, sicurezza economica, pace, ma anche aneliti di libertà che in troppe parti del mondo sono impossibili.

Sono queste le motivazioni che spingono intere famiglie ad attraversare mari e montagne, spesso rischiando la vita per il sogno di un mondo più vivibile, pure con tutti i sui limiti ed i suoi difetti

Quando poi sei una donna in una società che ti denigra e considera poco più di un oggetto, affermare i propri diritti e liberarsi dalle imposizioni e dai soprusi diventa una ricerca di libertà e dignità che deve riguardare tutti, donne e uomini.

Le istituzioni, di ogni livello, devono garantire uguali diritti di libertà, di uguaglianza, di autodeterminazione, dove la legge sia veramente uguale per tutti, dove anche ai figli di immigrati arrivati da realtà completamente diverse, siano garantiti i diritti alla libertà ed alla felicità che sono garantiti ai nostri figli.

Quali sono gli strumenti per farlo?

Forse non garantire permessi di soggiorno a chi proibisce l’accesso alla scuola ai figli, l’obbligo per gli adulti, anche donne, a frequentare corsi per apprendere lingua e leggi del paese dove vivono, il divieto di rimandare in patria i figli minorenni se in età scolare.

Significa forse concedere alle ragazze nelle condizioni di Saman la protezione, debole e limitata certamente, della cittadinanza italiana immediata, senza necessità del consenso dei genitori se minorenni.

Significa forse un impegno più penetrante dei servizi sociali, un maggiore controllo ed intervento nella vita delle famiglie.

Non sempre le famiglie “naturali” hanno a cuore la felicità e gli interessi dei propri figli e la società non può permettersi di chiudere gli occhi davanti ai casi Saman.

Non permettiamo a nessuno di strumentalizzare il dramma che si sta consumando nella nostra provincia, riportando il tutto all’interno di un retaggio religioso o di origine etnica.

Saman è vittima di una spietata violenza di genere che deve essere affrontata lavorando sul piano culturale e dell’integrazione, per impedire qualsiasi forma di isolamento all’interno di comunità chiuse e totalmente impermeabili”.