Martedì 4 novembre l’assessora alle politiche educative del Comune di Reggio Marwa Mahmoud ha partecipato a Bologna alla presentazione della trentacinquesima edizione del Dossier statistico immigrazione, un report che da anni rileva i cambiamenti socio-culturali che interessano l’Italia sul fronte dei processi di immigrazione e di emigrazione.
Mahmoud è intervenuta con alcune riflessioni sulle sfide che riguardano la scuola italiana, “che diventa ogni giorno sempre più interculturale”: “Decolonizziamo le nostre cartine mentali e fisiche poiché, che ci piaccia o meno, i destini di chi studia e si forma in Italia appartengono già al nostro Paese”, ha detto l’assessora, secondo cui “con la presenza di uno studente su quattro con background internazionale nelle nostre scuole è più che mai necessario ripensare un sistema che risulta datato e carente di strumenti atti a garantire il pieno diritto allo studio a tutti gli scolari e alle loro famiglie”.
Per Mahmoud “occorre riformulare la modulistica e rendere permanente la formazione del personale scolastico, che deve essere sempre aggiornato sul tema dell’intercultura”. E ancora: “Bisogna aggiornare gli strumenti di orientamento, valorizzare l’insegnamento della lingua italiana così come mantenere il valore della lingua madre. Non possiamo delegare solamente alle incomprensioni delle famiglie ciò che non funziona, tocca rivedere profondamente il sistema scolastico a partire dal linguaggio che impieghiamo”.
Parole che hanno riacceso il dibattito sul ruolo della scuola davanti alle sfide interculturali odierne, perché le “ricette” di Mahmoud non sono condivise da tutti, anzi.
Un esempio è la lettera aperta scritta da Luca Manini, professore di inglese al liceo Matilde di Canossa di Reggio (e riportata dal Resto del Carlino), che ha replicato duramente a Mahmoud: “L’assessora ritiene che noi insegnanti abbiamo un approccio coloniale o colonialista con gli studenti di origine straniera. Sono stanco di sentire parole di questo tenore da gente che non ha un’esperienza diretta e quotidiana col mondo reale della scuola”.
Il docente, piuttosto risentito, ha quindi lanciato una “sfida” a Mahmoud: “La invito formalmente a venire nella mia scuola e a chiedere, faccia a faccia, ai miei studenti stranieri se io abbia mai mostrato verso di loro l’atteggiamento di cui mi accusa, perché di accusa si tratta, mossa a persone come me e i miei colleghi che ogni giorno siamo in aula (e non seduti in un ufficio comunale)”.
Quanto alla necessità di una formazione permanente sul tema delle migrazioni, “invito l’assessora – ha aggiunto Manini – a interrogare me in letteratura, la mia formazione è continua in più ambiti; e le vorrei chiedere se lei abbia letto, come ho fatto io, testi quali ‘Oroonoko’ di Aphra Behn, ‘L’isola degli schiavi’ di Marivaux, ‘Foe’ di Coetzee, ‘Joseph Anton’ di Rushdie, ‘Il Buddha delle periferie’ di Kureishi e via dicendo”.







In un mondo che è sempre più multietnico e multirazziale si creano necessariamente attriti, in particolare nelle scuole. La legge ordinaria e la costituzione sono il riferimento per tutti. Se i nostri valori sono validi prevarranno, nel tempo, sugli altri
Ha ragione e, per quanto mi riguarda, sono dell’avviso che siano gli immigrati a diversi integrare ed adattars agli usi e ibe costumi del paese ospitante.
Io sono stata educata e istruita con il concetto che se si e ospiti di chicchessia, non dobbiamo, mai e poi mai, criticare ne’ il cibo che ci offre ne’ il modo con cui c’è lo offre, se il tutto non ci piace ci alziamo da tavola, chiediamo scusa e dopo aver ringraziato andiamo via.
L assessora si è scordata di dire che non vogliono il nostro crocifisso (a cui dobbiamo rinunciare noi) ma pretendono di fare il ramadan e stare a casa alla festa dell’islam e che sono loro a doversi integrare a noi non viceversa noi abbiamo storia e tradizioni che devono essere rispettate
Bravo professore, bisogna sempre partire dall’ inizio, la tipa chi la costringe a stare in Italia
Secondo me , so che purtroppo non sarà possibile, ognuno dovrebbe rimanere nel proprio Paese di origine. E visitare altre nazioni e popoli solo per motivi turistici, rispettando il culto , le abitudini, il cibo e la religione dei paesi che si visitano .
“La tipa” ha un nome e un cognome ed è un’assessora. E vive qui perchè è italiana.
Grande 👍💪 professore in effetti bisogna sempre pesare bene le parole perché come Italia (reggiano) mi sento un po’ fuori luogo grazie mille prof
Bel tema.
Stravolgo però quanto è scritto, 1 si Reggio è razzista come la maggior parte dell’ Emilia Romagna e Italia intera ma le ragioni sono fuori dalla scuola.
2) il Comune, dove lavora l’assessore che invece non ha nessuna voce nella scuola, ha invece tante responsabilità nel razzismo diffuso e alimentato.
3) Che azioni concrete fa il Comune per gli abitanti stranieri delle case popolari? Uno straniero fuori età scolastica dove impara la cosidetta educazione civica?
4) Come il Comune aiuta Seta a insegnare agli stranieri ad usare il bus? E in generale tutti i servizi pubblici. Li nasce e prospera il razzismo per esempio, si assistono a scene da film tutti i giorni.
5) In sostanza Mamhoud sbaglia bersaglio, dovrebbe guardare nel suo Ente in primis.
Ha ragione e, per quanto mi riguarda, sono dell’avviso che siano gli immigrati a diversi integrare ed adattars agli usi e ibe costumi del paese ospitante.
Questa povera “donna” è fuori di testa….non sa quello che dice.
Vista anche a quante storie. Livorosa, decostruttiva (decostruire è uno dei suoi verbi preferiti) è volutamente irritante e deleteria ai fini del dialogo.
Soprattutto per.sun.tuo.sa! Prima di giudicare dovrebbe mettersi alla prova per qualche anno…