Hermes Ferrari, 51 anni, il ristoratore emiliano con attività tra Scandiano e Modena, noto alle cronache per essersi presentato alle proteste contro il lockdown dei commercianti davanti a Montecitorio vestito da “sciamano”, con un cappello con pelliccia e corna, simile a quello indossato dal manifestante Jake Angeli durante l’assalto del 6 gennaio scorso al Congresso degli Stati Uniti, riporta oggi il Corriere della Sera, è stato rinviato a giudizio con l’accusa di bancarotta fraudolenta. L’attivista No vax e ristoratore, e ora sostenitore convinto di Vladimir Putin (con tanto di video pubblicati in rete), secondo l’accusa avrebbe distratto somme fino a 120mila euro dal centro benessere che aveva gestito per 5 anni.
Al momento dell’apertura dell’inchiesta, l’avvocato reggiano e politico Gianluca Vinci, argomentò che la contestazione non era provata, non vi sarebbero stati infatti riscontri, dato che Ferrari nel periodo dei prelievi della sostanziosa cifra era a casa malato e sottoposto a misura cautelare e quindi non aveva accesso ai conti nemmeno tramite home banking.
“Sono convinto che se fosse successo ad un comune cittadino non ci sarebbe stato un rinvio a giudizio” – commenta la difesa – “ma sappiamo che lui sia più attenzionato degli altri. Proseguiamo nella convinzione della sua innocenza”.
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Mattia è uno di quegli studenti che ogni professore vorrebbe avere in aula. Sono onoratissimo di essere stato anche minimamente di ispirazione per questo bellissimo
Un grande. Se non ci fosse stato quel venduto di dipietro noi socialisti saremmo ancora li' e l'italia sarebbe al top
interessante gianni celati