L’Europa ascolti la protesta

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Solo un grande progetto di lungo periodo può ridare un prospettiva positiva alle popolazioni Europee.

E’ necessario ascoltare il grido di dolore che viene dai cittadini europei.

Sempre più di frequente nascono e si sviluppano in Europa movimenti di protesta.

Nell’ultima settimana i Giubbetti Gialli hanno bloccato la Francia. Nelle settimane precedenti grandi manifestazioni si sono verificate in Germania contro l’immigrazione. In Spagna il movimento autonomista della Catalugna sta covando sotto le ceneri, per non parlare del grande movimento che ha portato l’Inghilterra a uscire dalla UE o del sostegno popolare per il Governo giallo-verde in Italia.

Gli analisti politici che scrivono gli articoli di fondo si affannano ad etichettarli. A volte di destra, a volte di sinistra, oppure li chiamano nazionalisti, separatisti. Altri cercano una contrapposizione tra campagne retrograde e città evolute, oppure tra vecchi (ricordate la Brexit) e giovani. Quando non cercano motivazioni ideologiche o linee politiche li chiamano semplicemente populisti e poi giù una serie di aggettivi infamanti, dal più buono: ignoranti, ai più infamanti: razzisti e xenofobi.

Una cosa è sicura, la protesta aumenta e con essa il voto alle opposizioni, che sta portando le elite che hanno governato i grandi paesi e quindi la stessa UE, a divenire minoritarie (la Merkel ha già detto che non si ricandiderà come Cancelliere).

Si può continuare a riversare migliaia di dichiarazioni spregiative nei confronti di chi protesta, oppure si può cercare di capirne le ragioni e finalmente impostare politiche che diano risposte vere ai problemi.
L’unico modo per non dissolvere la UE, e non fomentare la divisione tra le diverse nazioni è ritornare allo spirito che animò i fondatori della CEE. Uno spirito di comunione e contemporaneamente intraprendere azioni concrete capaci di aiutare lo sviluppo di tutti i paesi partecipanti.

Basta ricatti, basta compiti a casa, basta due pesi e due misure nella gestione dei surplus commerciali e nel favorire le banche tedesche e francesi, basta assi privilegiati tra Francia e Germania per costruire leggi che aiutano i primi due a svantaggio di tutti gli altri.

Avviamo un grande progetto di sviluppo per tutta la Comunità Europea.

Un progetto che deve avere 2 grandi direttrici:

Una politica per permettere ai popoli europei di poter veramente promuovere e controllare la politica della UE.

La seconda è economica. Serve un progetto simile alla Abenomics giapponese, che ha usato la leva monetaria per ridurre tasse e fare investimenti pubblici. La UE dovrebbe soprattutto permettere agli stati membri di fare quegli investimenti di lungo e lunghissimo termine che nessun privato è in grado di fare. Investimenti sull’ambiente, sulla messa in sicurezza o sull’abbellimento del territorio. Investimenti sull’educazione, sui sistemi sanitari.

Se i politici che presiedono gli stati UE e la commissione ascolteranno il grido di dolore che emerge da parti ormai maggioritarie della popolazione, la UE avrà un futuro. Al contrario se continueranno ad additare tutti coloro che protestano e chi li rappresenta come ignoranti nazionalisti e populisti , non solo l’euro, ma la Stessa UE si dissolverà e i maggiori responsabili di questo disastro saranno proprio le elite che stanno al Governo della UE e che oggi negano l’evidenza.