‘La Resistenza dei sette fratelli Cervi’

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6.7

Finalmente la storia dei sette fratelli Cervi pensata e scritta per i ragazzi e raccolta in una collana con un nome che spacca: “Semplicemente eroi”. La Resistenza per essere raccontata ai ragazzi ha bisogno di eroi. Di figure che attraggano grazie alle loro azioni forti e allo stesso tempo dense di significato etico e morale. Annalisa Strada e Gianluigi Spini hanno lavorato di cesello per narrare la storia di una famiglia contadina reggiana inserendola nelle vicende più grandi dell’Italia e del mondo: dagli anni Trenta del secolo scorso alla seconda guerra mondiale, dalla lotta al fascismo e all’occupazione nazista.

Una scrittura semplice e diretta ci fa entrare nel mondo contadino e, in particolare, di quello dei Cervi che non si accontentavano di sbarcare il lunario, ma vedevano nel miglioramento stesso della loro condizione il progresso di tutti. Una famiglia che studia agronomia, anche per corrispondenza. Cosi abbandonano, fanno “sanmartino” come si diceva, il campo fino ad allora condotto a mezzadria. Perché? Perché il fattore si rifiuta di approvare le migliorie che avevano proposto per aumentare la produzione agricola e casearia, e prendono in affitto un podere, i Campi rossi, a Praticello di Gattatico, un paese poco distante da Campegine, dove abitavano da anni. E qui iniziano, fra lo scetticismo generale degli altri contadini e i soliti intralci burocratici, prima a livellare il terreno e ad acquistare un torello (Battista il suo nome); poi a costruire una nuova stalla e, infine, portare a casa, fra la meraviglia di tutti, un trattore. Investire per migliorare, sempre, questa era la loro filosofia di vita. Un arricchimento familiare che non dimenticava la solidarietà verso chi era meno fortunato di loro. Nel frattempo, non dimenticavano neppure le cose del mondo, che nel caso era il fascismo con la sua negazione della libertà, cosi Aldo, uno dei Sette, organizza una biblioteca circolante con libri proibiti ed entra in contatto con altri antifascisti quali Lucia e Otello Sarzi; Gelindo e Agostino, insieme al loro cugino Massimo, segano un traliccio dell’alta tensione. I genitori, Alcide e Genoeffa Cocconi, sovraintendano a tutto e collaborano, mentre la famiglia si allarga con matrimoni e nascita di nipoti. Ciascuno dei sette fratelli – oltre a quelli citati, ci sono Antenore, Ferdinando, Ovidio ed Ettore – ha un compito preciso nell’economia familiare e, forse può apparire una banalità ricordarlo, ognuno di loro ha una sua personalità ben definita.

Gli autori, raccontando, lo sottolineano e lo confermano in appendice dove per ciascun membro della famiglia è tracciata una scheda biografica. Strada e Spini hanno accolto ciò che Adelmo Cervi, figlio di Aldo e Verina Castagnetti, aveva affermato nel bel libro scritto con Vittorio Zucca Io che conosco il tuo cuore (2014): è vero, sono sette di numero, sempre tutti insieme “spiritualmente”, ma ognuno diverso dall’altro. Troppo spesso nel raccontare la loro vita si è persa di vista la loro individualità. E nell’autunno del 1943, quando già avevano scelto di combattere il nazifascismo, in montagna non salirono tutti e sette, perché c’era la cascina da mandare avanti e organizzare quei soldati italiani e non che, dopo l’armistizio dell’8 settembre, avevano trovato ospitalità ai Campi rossi. Quarantacinque giorni prima, il 25 luglio, era caduto il fascismo mussoliniano e i Cervi avevano cucinato la pastasciutta per tutta Campegine. Era stato il loro modo per festeggiare la speranza che sarebbe finita anche la guerra. Ma non andò così.
Gli autori hanno spremuto tutto ciò che è stato scritto sulla famiglia Cervi, ricavandone un racconto che si fa “romanzo” storico, in cui le scelte dei protagonisti non sono mai casuali; che il prosieguo della loro vicenda – iniziato con l’arresto da parte dei fascisti, avvenuto in una notte piovosa di fine novembre 1943, pochi giorni dopo il forzato ritorno a casa di chi era salito in montagna – è andato in un certo modo e non in un altro. E, come in ogni storia epica, ci sono gli eroi, coloro che caricano su di sé le responsabilità di tutti come fecero Aldo e Gelindo.
All’alba del 28 dicembre di settantacinque anni fa, Gelindo, Antenore, Aldo, Ferdinando, Agostino, Ovidio ed Ettore, insieme a Quarto Camurri, un soldato che si era unito alla “banda” Cervi, non furono condotti a Parma, come credevano, per essere processati ma in un altro luogo che lasciamo ai lettori scoprire. Siamo sicuri che molti lo sappiano, ma siamo altrettanto certi che un buon numero di persone ne sia all’oscuro. Perciò non lo riveliamo.

La Resistenza dei sette fratelli Cervi è un racconto scritto per i ragazzi, ma è un libro che consigliamo anche agli “adulti” che non conoscono o conoscono solo per sentito dire la storia di questa famiglia eccezionale, che è anche la storia di un mondo contadino che non voleva arrendersi al suo destino di ceto subalterno. E suggeriamo anche la lettura del libro citato di Adelmo Cervi e di un altro divenuto un classico della letteratura italiana: I miei sette figli di Alcide Cervi scritto con Renato Nicolai (del 1955 è la prima edizione), colui che trasformò la storia dei Cervi in un’epopea capace di travalicare i meri confini della provincia di Reggio nell’Emilia.

Si ringrazia la Libreria del Teatro, via Crispi 6, Reggio Emilia

Colonna sonora

The Magnificent Seven Theme

The Who, Won’t Get Fooled Again

The Doors, Riders On The Storm

Neil Young, Blow in the wind

Breathless, Rain down now

I nostri voti


Stile narrativo
7
Tematica
7
Potenzialità di mercato
6