Da colpo di mercato a caso politico

portanova

L’arrivo in prestito alla Reggiana dal Genoa del calciatore Manolo Portanova si è trasformato in un caso che divide i tifosi ma anche il mondo politico. Non certo per il valore sportivo del calciatore, che nessuno ha messo in discussione, ma per la vicenda giudiziaria che lo scorso dicembre lo ha visto condannato in primo grado (con rito abbreviato) a 6 anni per violenza sessuale di gruppo, anche se i suoi avvocati hanno poi presentato il ricorso in appello.

Portanova in maglia granata (il suo arrivo è stato ufficializzata proprio nella serata di martedì) continua a fare discutere. Dopo l’intervento di dell’onorevole Malavasi, il Pd ha definito “comprensibili” le immediate reazioni negative, pur ribadendo che la decisione è in capo unicamente alla Reggiana e che si sta parlando di una sentenza non definitiva.

Raffaella Curioni e Annalisa Rabitti: comprensibili reazioni negative.  “La condanna del giocatore per violenza sessuale di gruppo è stata emessa dal giudice di primo grado. È un dato di assoluto rilievo. Esistono tuttavia altri due gradi di giudizio e questa sentenza non è perciò definitiva – hanno dichiarato le due assessori comunali – Le garanzie processuali, su cui si incardina l’ordinamento giuridico italiano e che condividiamo, ci impongono di tenere conto di questo dato, fino a quando non si avrà una sentenza definitiva. La decisione sull’ingaggio del giocatore è in capo alla società Reggiana calcio e a nessun altro. Chiaramente la notizia della militanza di questo calciatore nelle file della Reggiana calcio ha suscitato comprensibili e immediate reazioni negative a Reggio Emilia, poiché in questa città la cultura, la sensibilità e la consapevolezza della nonviolenza, del contrasto alla violenza maschile sulle donne, della parità tra i generi e dei diritti umani e civili sono fortemente radicate e condivise da questa amministrazione comunale e dai cittadini. Da sempre Reggio Emilia è in prima linea su questi temi, lo è e continuerà ad esserlo, nel rispetto dello stato di diritto, dei procedimenti giudiziari e della presunzione di innocenza”.

Mauro Del Bue: una riflessione sul caso Portanova. Rispetto l’opinione che, su quel che è divenuto il caso Portanova, hanno espresso Liusca Boni e l’onorevole Ilenia Malavasi. Devo tuttavia rilevare una contraddizione nelle loro posizioni. Entrambe ammettono che una condanna di primo grado non è una condanna definitiva (aggiungo che i casi clamorosi di ribaltamento delle sentenze sono all’ordine del giorno, la più recente riguarda il calciatore francese Benjamin Mendy), ma ugualmente esse ragionano come se la sentenza fosse definitiva. Mi chiedo sommessamente se un lavoratore dopo una condanna di primo grado, che non è mai esecutiva, deve perdere il suo lavoro.
E visto che il lavoro di Portanova è quello di calciatore, se un calciatore dopo una condanna di primo grado non debba più svolgere la sua professione. Sarebbe molto grave che questa convinzione fosse estesa a tutti. Perchè generalizzando le posizioni di Liusca e di Ilenia a questo si arriverebbe. Ma dico di più. E’ stato giusto che il nostro ex Michele Padovano sia stato praticamente espulso dal calcio ove era intento a sperimentarsi come direttore sportivo, e poi sia stato dichiarato innocente in Appello dopo ben 17 anni? Chi lo risarcirà dei danni non solo morali prodotti? E ancora. Nessuno si è posto il problema della accusa per violenza sessuale di Koby Briant a cui Reggio Emilia ha dedicato una piazza? Pare, secondo i giornalisti americani, che per tacitare la diciassettenne che lo aveva denunciato nel 2003, il campione sia stato costretto a versarle ben 2milioni e mezzo di dollari. E di Cristiano Ronaldo ne vogliamo parlare? Accusato di violenza sessuale da una modella nel 2010 le parti in causa si misero d’accordo per il pagamento da parte del portoghese di 375mila dollari. E di Maradona? Qui non basterebbe un articolo. Eppure i grandi campioni Bryant, Ronaldo e Maradona sono stati osannati e riveriti sempre. Un po’ di moderazione, dunque. Se Portanova verrà ritenuto colpevole a processi espletati è giusto che paghi per un crimine odioso. Ma fino a che la condanna non sarà definitiva è giusto che possa lavorare. Anche se non si chiama Ronaldo o Maradona. Un precedente a Reggio. Si. Nel 1950 la Reggiana ingaggiò l’ex torinese Guido Tieghi che aveva pagato con un anno e mezzo di galera un omicidio politico del dopoguerra e poi venne assolto. A Reggio lo aspettarono col pugno chiuso. Altri tempi…

La Cgil: una scelta poco opportuna. “Ci chiediamo se la scelta di portare a Reggio un giocatore condannato per stupro di gruppo a sei anni con rito abbreviato, seppur in attesa di giudizio definitivo, sia opportuna per la squadra di calcio della nostra città e non sollevi invece interrogativi di merito sul messaggio che rischia di passare”.
Così Elena Strozzi, Segreteria Cgil Reggio Emilia e Barbara Vigilante, Segreteria Spi Cgil Reggio Emilia in merito alla vicenda che ha visto la Reggiana calcio portare tra le file dei suoi giocatori l’ex del Genoa, Manolo Portanova, dopo che lo stesso aveva visto interrompere la propria permanenza nella squadra genovese proprio a seguito della condanna a suo carico. “Seppur consapevoli che si tratta di una condanna in primo grado e che si devono attendere tutti i gradi di giudizio crediamo sia necessario riflettere su una scelta che per il carico simbolico che porta con se ci appare come mai inopportuna – dicono Strozzi e Vigilante in una nota -. In un momento storico in cui la voce delle donne, il loro di diritto ad autoderminarsi e a decidere del proprio corpo sono oggetto di narrazioni che le colpevolizzano e di proposte di leggi che provano a limitarne le libertà forse acquisire un giocatore già condannato in primo grado per un reato tanto odioso quanto inaccettabile e ora in attesa dei gradi di giudizio successivi non era la scelta migliore. Il calcio e i giocatori sono nel nostro Paese oggetto di ammirazione, modello a cui specialmente i più giovani guardano: forse laddove persistono zone d’ombra su vicende così moralmente inaccettabili non bisognerebbe rischiare di sbagliarsi”.

Reggio Emilia in Comune: sentenza non definitiva, ma accusa troppo grave.  “Sarebbe bello poter attribuire certe scelte di calciomercato al caldo che sta mettendo alla prova il Sud Europa, ma non è così. La notizia che Manolo Portanova – accusato per stupro di gruppo e condannato in primo grado a sei anni – arriverà a Reggio Emilia è ormai ufficiale. Sappiamo però che il calcio non è solo sport, ma un rito collettivo e i giocatori esempi in cui i tifosi e le tifose si immedesimano. Avremo dunque come portatore dei valori della Reggiana un uomo che, come scrive nella sentenza la giudice Ilaria Cornetti, ha abusato di una donna il cui “dissenso è stato sin da subito, e per tutta la durata del rapporto sessuale di gruppo, evidente e manifesto”. Manolo Portanova, proveniente dal Genoa, era stato cacciato dalla squadra ancora prima della sentenza, e il Bari che in un primo tempo lo voleva acquistare, ha ritrattato davanti alle proteste dei tifosi e delle tifose. Sosteniamo le tifose e i tifosi granata che pubblicamente hanno contestato questa decisione affinché venga ritrattata perché non possiamo giustificare in alcun modo la violenza di genere. Ricordiamo che nel 2022 le violenze sessuali registrate in Italia sono state 5.991 e segnaliamo che Emilia Romagna, Liguria e Trentino Alto Adige sono le regioni con la più elevata incidenza dei reati commessi (dati del Dipartimento della Pubblica Sicurezza del Viminale). Sebbene una condanna in primo grado non sia definitiva, riteniamo che la gravità dell’accusa deve far riflettere sulla scelta del giocatore e del suo spessore morale. Lo stupro rimane sempre e comunque un crimine che non può essere accettato in una società civile. E non esistono regole sportive che lo possano giustificare”.

Dario De Lucia: positiva la protesta di parte della tifoseria.  “A Reggio Emilia aumentano le vittime, ma anche le loro richieste d’aiuto di donne violentate. Alla Casa delle donne-centro antiviolenza di Reggio Emilia nel 2021 sono state accolte 352 donne di età compresa tra i 30 e i 49 anni, un incremento rispetto al 2020 in cui il numero delle vittime arrivava a 299. Lo stesso risultato compare nei dati dei servizi sociali politerritoriali e anche dai resoconti del pronto soccorso, che in successione testimoniano una crescita dei casi dal 2020 al 2021: da 226 a 239 e da 242 a 286. L’unica cosa a restare invariata è l’identikit del maltrattante: nel 77% dei casi si tratta di uomini italiani, per la maggior parte partner o ex partner della vittima. Ogni anno spendiamo soldi, tempo e energia come Comune per portare messaggi nella comunità contro la violenza sulle donne. Trovo profondamente sbagliato che nella mia città giochi un calciatore condannato a sei anni per violenza sessuale. Spero che siano solo voci da calciomercato e che non ci sia nulla di definitivo, perché lo sport ha la possibilità e la responsabilità di veicolare bellissimi messaggi, soprattutto tra le giovani generazioni, tra questi sicuramente c’é quello di fare il tifo del principio che le donne si amano e rispettano. E’ positiva la protesta di una parte della tifoseria granata, perché è una chiara testimonianza di una presa di coscienza su un tema importante della violenza sulle donne su cui non si può minimizzare o giustificare neanche se parliamo di un calciatore”.