La Pasqua degli atei

La Scuola di Atene

Per laici e credenti, e cercatori più o meno consapevoli di risposte alle domande ultime – chi siamo? Che facciamo qui? – la Settimana Santa e la Pasqua cristiana offrono occasioni di riflessione assai profonde per chi avverta il senso decisivo nella ricerca di segnali, se non di risposte.

Ciò non riguarda le sole religioni organizzate, perlopiù monoteiste, le religioni del Libro, bensì tutti coloro i quali sentano di non potersi limitare a una condizione ontologica costretta nel recinto del materialismo e di un generico “ateismo”. Spesso si definisce ateo chi viene incagliato a formazioni familiari, a principi dottrinali elementari, alle molte sciagure accadute nella storia correlate all’esperienza delle chiese.

Ma non appena si sfiora l’acqua con il dito si comincia a sperimentare la forza dei sentimenti, si viene investiti dall’onda di un innamoramento, o si prova l’esperienza del batticuore, ciò che accade a ciò che definiamo “coscienza” ci trasporta invariabilmente nella sperimentazione o all’esistenza di altri mondi.

Mondi inspiegabili dalla scienza e dalla tecnica, grazie alle quali l’umanità ha realizzato passi da gigante nella cura dell’uomo-macchina, ma che in duecento anni non è riuscita a compiere un solo passo avanti per spiegarci da cosa derivi, cosa sia su questo piano di conoscenza che chiamiamo realtà, l’amore per un figlio, la gioia e la tristezza, le cosiddette emozioni. Platone risolse la questione separando il corpo dall’anima, soggetto mai esistito nel Cristianesimo sino ad Agostino (quattro secoli dopo Cristo) e influenzando su tale separazione l’intero pensiero occidentale. Ma l’anima, dov’è? I vangeli non ci aiutano. Promettono la resurrezione del corpo. Non dell’anima. Oggi il concetto di anima è per lo più diffuso nei testi delle canzonette pop. Significato non pervenuto.

Nell’Occidente contemporaneo, ammesso che tale definizione abbia ancora senso, scienza e tecnologia si sono imposte come campi trionfanti sui valori dell’umanesimo. La Grecia antica ha costruito ciò che abbiamo ereditato, ma molto è andato perso. La progressiva caduta di un orizzonte permeato dall’etica e dalla conoscenza del Sé ha relegato in un angolino come arnesi inutilizzabili la poesia, la filosofia, in larga parte la letteratura. Nelle scuole e nelle famiglie è scomparsa la storia. Quasi nessuno si pone il problema di chi siamo, da dove veniamo e dove andiamo. Piuttosto che conoscere almeno l’Italia del Risorgimento, preferiamo soprattutto dalle nostre parti credere che la storia sia iniziata il 25 aprile del 1945.

La Settimana Santa e la fede cristiana celebrano la Pasqua come punto focale dell’irruzione di Dio nella vicenda umana. Dio si fa corpo e accetta l’estremo sacrificio per lavare con il sangue gli errori degli uomini. E con ciò promette la resurrezione dei corpi. Resurrezione fisica e corporea. Non spirituale. Non metafisica.

È difficile per gli umani del ventunesimo secolo dopo Cristo accettare la resurrezione del corpo come dogma. E dire che per paradosso la tecnocrazia imperante tende a qualcosa di simile, ossia la riproduzione umana mediante una macchina, considerando il corpo secondo una visione separata e non olistica.

Ma la macchina, per quanto perfetta ed efficiente, non riuscirà mai a produrre gli elementi fondamentali dell’essere umano: la coscienza e il libero arbitrio.

La teoria dei quanti ci ha insegnato qualcosa di grandioso a proposito della autentica natura della consapevolezza, che ha superato la fisica classica e ha provato a spiegarci che la coscienza è olistica, illimitata, in costante movimento, in forma di campi quantici che si vibrano e scompongono e scambiano energia. Chiedo perdono per la sintesi assai grezza. Qui siamo, se non altro, a un punto certo: la materia è energia, la coscienza non ha collocazione spaziale, l’universo non è finito e se parliamo di Big Bang più della fisica ci è utile la filosofia. La coscienza non sarà mai dipendente da una macchina, sebbene i padroni del mondo ne siano già attratti essenzialmente per far soldi.

Nell’augurare una Pasqua di riflessione e fraternità, e di buona salute per tutti, chiudo con un saluto particolare a chi non ha mai potuto concedersi gli strumenti per accedere a piani superiori del proprio essere, alle enormi potenzialità della nostra mente, alla liberazione da una sofferenza esistenziale che talvolta non trova soluzioni perché si limita all’aiuto di una pillola. Ma meglio una pillola del dolore. Buona Pasqua a tutti.




C'è 1 Commento

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  1. Miten Veniero Galvagni

    E che non ci passi per la mente di voler imitare la passione di Cristo per guadagnarci il Regno dei Cieli!!! Questa visione tenebrosa lasciamola ai masochisti travestiti da sapienti intermediari con Dio!!! Dio ci attende alla prova suprema: essere noi stessi fino in fondo, oltre ogni dogma, oltre ogni verità preconfezionata. Soffriamo pure liberamente, ma solo se siamo pieni di sensi di colpa! Soffriamo per espiare, non per entrare nel Regno dei Cieli….


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