Dazi sì, dazi no, dazi forse. Nella girandola di decisioni e controdecisioni che sta caratterizzando questo secondo mandato, il presidente degli Stati Uniti Donald Trump è tornato a minacciare dazi nei confronti dell’Unione europea. Lo ha fatto tramite il suo profilo sul social network Truth (quindi ancora niente di effettivamente esecutivo), dove ha annunciato l’intenzione di sottoporre i Paesi dell’Ue a dazi del 50% a partire dal primo giugno.
“È molto difficile avere a che fare con l’Unione Europea, che è stata creata con l’obiettivo primario di approfittarsi degli Stati Uniti sul fronte del commercio”, ha scritto Trump, rilanciando un suo (falso) cavallo di battaglia, sottolineando che le trattative con l’Ue “non stanno andando da nessuna parte”.
Il presidente statunitense ha anche lamentato un deficit commerciale tra Stati Uniti e Unione europea di oltre 250 milioni (sic) di dollari all’anno a favore di quest’ultima, definendo tale cifra “totalmente inaccettabile”; da qui la decisione di reintrodurre forti dazi sulle merci del Vecchio continente, con lo scopo, a quanto pare, di riequilibrare la bilancia commerciale tra le due aree.

In attesa di capire quanto la minaccia stavolta sia reale (dazi, in quel caso del 20%, erano già stati annunciati da Trump a inizio aprile, e poi sospesi quasi immediatamente), la prima reazione dei mercati azionari è stata comprensibilmente negativa, con segni meno su tutte le borse europee.







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