“La nazione delle piante”

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La terra è un unico essere vivente? L’homo sapiens è il predatore più pericoloso per essa o, meglio, per Lei, quindi per tutti, noi compresi? Allora che potremmo fare noi, santi e diavoli allo stesso tempo? Intanto scordiamoci dell’arrivo degli extraterrestri, che siano buoni o cattivi. In un universo che ospita miliardi di pianeti, qualcuno simile al nostro ci sarà pure! pensano in tanti. Non la vedeva così Enrico Fermi (non il primo venuto). Risuona, ma non abbastanza forte, la sua risposta: “Dove sono tutti quanti?”. Appunto, dove? Un motivo sufficiente per tenerci caro il nostro pianeta, immortalato, come scrive Mancuso, da William Anders, uno dei tre membri dell’equipaggio di Apollo 8, in orbita intorno alla Luna alla vigilia di Natale del 1968.

Durante una delle dieci orbite intorno al nostro satellite, Anders scattò una foto che divenne celebre. La Terra vista dalla Luna. Si vede «un mondo azzurro e verde, con le nuvole bianche che ne intessono delicatamente l’intera superficie … Una colorata isola di vita in un universo per il resto vuoto e buio. Un pianeta verde per la vegetazione, bianco per le nuvole e blu per l’acqua». L’uomo, per l’autore, comparso sulla terra 300.000 anni fa, quando la storia della vita sulla Terra aveva superato abbondantemente i tre miliardi e mezzo d’età, è riuscito a portare il pianeta sull’orlo del baratro. «Le cause di questo comportamento sconsiderato sono in parte insite nella natura predatoria e in parte, credo, dipendano dalla totale incomprensione delle regole che governano l’esistenza di una comunità di viventi». Mancuso ha immaginato una costituzione scritta dalle piante, gli unici esseri viventi che potrebbero correre in aiuto all’homo crudelis, e poco sapiens.

Otto articoli costituzionali scritti in nome delle piante per insegnarci a vivere in comunità infrangendo le gerarchie, specchio della nostra struttura con il cervello che è a capo di tutto. «Noi replichiamo dappertutto questa organizzazione centralizzata e verticistica» il cui unico vantaggio, prosegue lo scienziato calabrese, è la velocità delle azioni da compiere. A scapito di tutto il resto, ossia del senso di comunità che dovrebbe appartenerci, ospiti come siamo di un pianeta in cui tutte le forme di vita sono in relazione. Non è di panteismo che parla Mancuso ma dei risultati della scienza. Sono gli alberi che ci danno la vita e per questo andrebbero piantati su ogni superficie utile. Mancuso, tuttavia, non si nasconde le difficoltà per dare una prospettiva al nostro pianeta non tanto riguardo la piantumazione, ma riguardo allo sviluppo economico e tecnologico. Se in Occidente possiamo porci alcun interrogativi ambientalecologisti, frutto di decenni di sviluppo, chi che questo sviluppo lo ha appena iniziato aspira a raggiungere standard di vita migliori. Come dargli torto? Come non pensare, allora, che l’ecologia, l’ambientalismo possano essere argomenti soprattutto per i “ricchi” occidentali. Però… però i guai sono lì, in agguato. Pensate forse che la tecnologia possa venirci in aiuto? Ingenui. L’autore ci ricorda il paradosso di Jevons. Chi era costui? «Nel 1865, l’economista inglese William Stanley Jevons notò come i miglioramenti tecnologici che si susseguivano nel tempo e che aumentavano l’efficienza dell’uso del carbone, determinavano al contrario, un aumento del suo consumo». Un paradosso ben conosciuto ma ignorato dai governi, scrive l’autore. La situazione è complicata, non di facile soluzione. Le necessarie politiche governative di regolamentazioni rivolte alla salvaguardia della vita sul nostro pianeta dovrebbero pero essere accompagnate anche dai nostri comportamenti quotidiani e nella scelta di che cosa e come consumare.

Stefano Mancuso, “La nazione delle piante”. Editori Laterza, Bari-Roma, pp. 139, 12,00 euro (recensione di Glauco Bertani).

Si ringrazia la Libreria del Teatro, via Crispi 6, Reggio Emilia.

Colonna sonora:

BEACH BOYS, Wouldn’t It Be Nice

DIANA ROSS, Touch Me In The Morning

STEVIE WONDER, The Secret Life Of Plants

TONI CHILDS, Zimbabwe

LUCIO BATTISTI, Il Mio Canto Libero

LE ORME, Sguardo Verso il Cielo

DAVID BOWIE, Space Oddity

JULIE’S HAIRCUT, Equinox

I nostri voti


Stile narrativo
7
Tematica
9
Potenzialità di mercato
6