Scuola, on line l’assemblea sindacale

Caliceti

L’assemblea sindacale provinciale dei docenti delle scuole inizia alle 9 su Zoom. In collegamento oltre duecentocinquanta docenti di scuole di ogni ordine e grado. Partecipano tutti i rappresentanti dei sindacati: aprono il microfono a chi scrive sulla chat chiedendo il permesso. Ciò che non hanno fatto i sindacati in trent’anni, pare l’abbia fatto il Covid 19 in meno di tre mesi, mettendo in luce chiaramente tutti gli errori compiuti dalle politiche scolastiche, a partire dalla soppressione di tanti plessi scolastici, dal loro accorpamento in istituti comprensivi, dalla conseguente creazione di classi pollaio. Salta fuori già dai primi interventi il Far-West della scuola a distanza, dove ogni istituto ha proposto cose diverse per dare compiti e rimanere in contatto con gli studenti – videolezioni registrate, lezioni live, gruppi di what’s app, eccetera – con presidi più o meno sceriffi che, forse pressati dai superiori e comunque dimenticandosi spesso di passare dal voto vincolante del Collegio docenti, – come richiesto dalla legge, – hanno dettato in modo unilaterale le modalità della DaD, apostrofata anche come Scuola Netflix o Scuola On The Main. I docenti tengono a sottolineare che l’hanno praticata, non senza difficoltà di ogni tipo, utilizzando i propri computer e le proprie linee telefoniche, come momento emergenziale per stare vicino agli studenti, ma ne riconoscono enormi limiti, al punto da non considerarla uno strumento didattica e di non riuscirla a chiamarla neppure scuola.

I principali aspetti negativi?

La questione della privacy e della sicurezza, mancando una piattaforma pubblica, che viene richiesta in futuro.

La non inclusività: tanti studenti sono tagliati fuori dalla DaD, specie i più disagiati e bisognosi.

Ancora: il lavoro a distanza non fa parte del contratto e non è al momento regolarizzato, e questo provoca confusione e situazioni surreali: per esempio, non si capisce quale è l’esatto orario di lavoro, non c’è un diritto alla disconnessione, ci si chiede se è contemplata la malattia.

Per tutti gli studenti disabili, inoltre, la DaD si è rivelata una vera agonia.

Ma è l’idea stessa di scuola e di educazione che sottende alla DaD- una scuola come mera somministratrice di contenuti a raffica, – che è fortemente criticata dai docenti. Per tanti motivi. Uno su tutti: non è la scuola di cui si parla nella nostra Costituzione.

«In Italia nulla è più stabile di ciò che è precario», scrive qualcuno in chat. E’ questo il pericolo che avvertono in tanti: che la non scuola emergenziale di questi mesi, possa essere riproposta alle famiglie degli studenti anche all’inizio del prossimo anno scolastico, con inevitabili problemi di gestione dei figli da parte delle famiglie, magari spacciandola per scuola più moderna e di qualità. Cosa chiedono i docenti per Settembre? Di riaprire con una scuola in sicurezza e in presenza.

Quando mi aprono il microfono ringrazio per questo incontro on line e metto in evidenza che la scuola ha una grande occasione, perché in questo momento Sicurezza è sinonimo di Qualità: per entrambi è centrale il numero degli studenti presenti in classe, meno ce ne sono e più i docenti riusciranno a garantire una scuola più sicura e di qualità. Naturalmente per raggiungere questo obiettivo occorrono più fondi e più personale. Almeno quelli prima del 2008. Concludo il mio intervento chiedendo ai sindacati che hanno giocato da troppi anno in difesa per limitare di danni dei governo che si sono succeduti, di sedersi al tavolo della contrattazione con il governo con una posizione finalmente propositiva, coraggiosa, di attacco.