Giù ricchezza, investimenti, fiducia

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In Emilia meno ricchezza, meno investimenti e meno fiducia. Il 2019 delle imprese emiliano-romagnole si preannuncia complicato, tanto che le stime per la fine dell’anno in corso sono di una crescita ferma a uno striminzito più 0,7%.

In sostanza, il valore del Pil regionale si attesterà a quello ante-crisi del 2007, un dato scoraggiante, ma comunque migliore rispetto alla media nazionale. “La priorità per tutti oggi deve essere il rilancio dell’economia”, la sferzata del presidente di Confindustria Emilia-Romagna, Pietro Ferrari, che al Governo ha rinfacciato “di essersi concentrato su due interventi costosi e con scarso impatto, come il reddito di cittadinanza e quota 100”.

A fotografare lo stato di salute dell’economia regionale è l’indagine congiunturale sul quarto trimestre 2018 e con previsioni 2019 sull’industria manifatturiera, realizzata da Unioncamere, Confindustria e Intesa Sanpaolo.

L’indagine. Un evidente rallentamento ha caratterizzato il 2018 per l’Emilia-Romagna. Frena la crescita del PIL regionale, che nel 2018 è stimata pari 1,4 per cento, anche se il dato definitivo sarà probabilmente più contenuto, ma resta comunque più rapida di quella nazionale, trainata da esportazioni e ciclo degli investimenti. Le attese per il 2019 sono, anche per il dato regionale, di una attenuazione della crescita, un +0,7 % che sarà sicuramente ridotto.

Nel 2019 il PIL regionale sarà, in termini reali, sostanzialmente pari a quello ante-crisi del 2007, mentre quello nazionale sarà ancora inferiore di diversi punti, segnalando una maggiore resilienza dell’Emilia-Romagna.

È questa la fotografia scattata dall’indagine congiunturale sul quarto trimestre e anno 2018, con previsioni 2019 sull’industria manifatturiera, realizzata in collaborazione tra Unioncamere Emilia-Romagna, Confindustria Emilia-Romagna e Intesa Sanpaolo.

Venendo all’analisi del quarto trimestre 2018, il volume della produzione dell’industria in senso stretto, rispetto all’analogo periodo del 2017, è aumentato solo dello 0,6% con un ulteriore sensibile rallentamento rispetto al risultato del trimestre precedente (che aveva segnato +1,4%).

Allargando l’analisi all’intero anno, il 2018 si è chiuso con un incremento produttivo del 1,8% ben inferiore al 3,2 per cento registrato nel 2017, mentre la crescita del fatturato si è ridotta al 2,0 per cento, sostenuta dall’aumento del 2,7% del fatturato estero. L’incremento degli ordini è stato inferiore, sia nel complesso (+1,2%), che per l’estero (+1,3%).

E’ negativo l’andamento delle industrie della moda (-1,8%), debole la crescita dell’industria alimentare (+0,6%). La dinamica della produzione del gruppo eterogeneo delle “altre industrie” (che comprende chimica, farmaceutica, plastica e gomma e trasformazione dei minerali non metalliferi, ovvero ceramica e vetro) è rimasta costante (+1,6%). La piccola industria del legno e del mobile ha accelerato il ritmo della produzione (+2,0%). Restano settori trainanti la metallurgia e le lavorazioni metalliche, nonostante un incremento della produzione in sensibile discesa (+2,1%), e soprattutto l’ampio aggregato delle industrie meccaniche, elettriche e dei mezzi di trasporto, che, nonostante la decelerazione, aumenta la produzione del 2,9%, l’incremento settoriale più elevato.

Secondo l’indagine Istat, in Emilia-Romagna, l’occupazione dell’industria in senso stretto nella media del 2018 ha quasi raggiunto quota 533 mila, con un aumento del 5,6%, pari a oltre 28 mila unità, rispetto al 2017.

La variazione ha trascinato l’andamento dell’occupazione complessiva in regione (+1,6%, +32 mila unità) e va ben oltre la tendenza positiva dell’occupazione dell’industria in senso stretto nazionale (+1,8%). Negli ultimi dodici mesi il risultato positivo è da attribuire sia agli occupati alle dipendenze, che sono risultati quasi 488 mila, con un aumento del 5,8 per cento, pari a quasi 27 mila unità, sia all’occupazione autonoma, che è salita del 3,6 per cento a quasi 45 mila unità.

Sulla base dei dati del Registro delle imprese, le attive dell’industria in senso stretto regionale, che costituiscono l’effettiva base imprenditoriale del settore, a fine 2018 risultavano 44.818 (pari all’11,1 % delle imprese attive della regione), con una diminuzione corrispondente a 294 imprese (-0,7 %) rispetto all’anno precedente. La flessione si conferma al di sotto dell’uno per cento e risulta la meno ampia dal 2012. Inoltre, le imprese attive nell’industria in senso stretto nazionale hanno subito una riduzione lievemente più ampia (-0,9%).

Riguardo alla forma giuridica, sono aumentate le società di capitale (+2,3%), giunte a rappresentare il 37,8 % delle imprese attive dell’industria, mentre le società di persone registrano una riduzione (-4,2%), e ora costituiscono solo il 20,9 per cento. Nuova flessione (-1,5%) per le ditte individuali che sono il 39,7%del totale. Si è ridotto (-0,8%) il piccolo gruppo delle imprese costituite secondo altre forme societarie (consorzi e cooperative) che rappresentano l’1,6 % del totale.

I dati Istat dell’export 2018 attestano una forte tendenza positiva (+5,2%) delle esportazioni dell’industria emiliano-romagnola in senso stretto ammontate a 63 miliardi e 427 milioni di euro.

Il dato che evidenzia l’attenuazione della velocità di crescita dell’export rispetto all’anno precedente (in cui si era registrato +6,8%) è però sensibilmente superiore rispetto all’incremento del 3,0% delle vendite sui mercati esteri del complesso dell’industria manifatturiera nazionale.

A livello settoriale, il risultato è da attribuire al contributo dell’importante industria dei macchinari e delle apparecchiature meccaniche (+4,7%), che rappresentano il 29,3% dell’export regionale. A seguire, il comparto dei mezzi di trasporto, che cresce del 7,0%, ma vale l’11,4 % dell’export regionale, quindi la moda (+6,4%), che “pesa” l’11,1% delle vendite all’estero regionali. Più staccati, i prodotti della metallurgia e in metallo (+7,5%), apparecchiature elettriche, elettroniche, ottiche, medicali e di misura (+7,0%), industrie chimica, farmaceutica e delle materie plastiche (+5,6%). Bene la piccola industria del legno e mobile in legno (+8,5%), positiva l’industria alimentare e delle bevande (+4,2%). Nota negativa la dinamica dell’industria della ceramica e vetro (-3,1%).