La crisi del Partito democratico non è più un rischio, è un fatto. La scommessa del “campo largo” lanciata da Elly Schlein si è rivelata un’illusione: le urne hanno restituito una sconfitta netta, mentre Giorgia Meloni consolida il proprio consenso.
Non è solo questione di numeri: è il segnale di una deriva. La scelta di spostare il baricentro sempre più a sinistra, inseguendo tesi radicali e minoritarie, ha già prodotto clamorosi insuccessi – dal referendum sul lavoro a quello sulla cittadinanza – e oggi punisce con durezza la leadership. L’errore non è tattico, è strategico: preferire l’eco di gruppi sedicenti rivoluzionari al coraggio di maturare una visione politica autonoma, capace di affrontare temi globali come la crisi di Gaza con la responsabilità di una forza di governo.
Così facendo, il Pd abdica alla propria ambizione originaria e smarrisce l’idea stessa di credibilità: da partito che si voleva cardine della democrazia italiana si riduce a un aggregato di correnti, in cui ciascuno persegue il proprio piccolo interesse. Emblematica, in questo quadro, la penosa commedia consumata a Reggio Emilia tra Albanese e Massari: una pagina vergognosa che resterà agli annali non solo della politica locale, ma della stessa storia della bandiera tricolore e del Comune che l’ha vista nascere.
Resta, infine, il silenzio complice degli ambienti un tempo riformisti del Pd emiliano: critici sottovoce, ma muti in pubblico per ragioni di poltrona. È la codardia che disvela la malattia profonda: laddove l’attaccamento opportunista di leaderini di corrente e ambizioni individuali prevalga sulla consapevolezza del senso compiuto del divenire politico, la sinistra sarà condannata a un ruolo marginale, ridotta a rumorosa quanto inutile testimonianza.
Chi invece ha idee, coraggio e progetti per cambiare rotta non perda altro tempo: esca allo scoperto senza timori. È da lì, e solo da lì, che può ripartire una nuova credibilità e una rinnovata ambizione democratica e socialista.







Il consenso dei moderati questa sinistra se l’è già giocato da tempo e ora si dedica con passione a giocarsi anche quello dei riformisti: ci riuscirà, il successo è dietro l’angolo. Ad un partito allo sbando fanno eco pubblici amministratori improvvisati ed insipienti che a cuor leggero operano scelte divisive, intempestive e arbitrarie a nome di una città sempre più lontana da loro, guadagnando da ogni parte pubblici meritatissimi sberleffi e, nel migliore dei casi, una penosa compassione. Se ne valesse la pena si potrebbe dire “Basta, per favore basta!”, ma ne vale la pena?
Il primo punto pratico più importante è uno solo:
Money…
Il secondo in ordine di importanza:
Tempo pieno da dedicare a…
Visto che la cosiddetta intelligenza intellettuale è impegnata a guadagnare soldi nella sua attività…
Segue poi il dover costruire una struttura sui territori per organizzazione di eventi, feste etc.
Per attirare le persone…
Il che…
Sembra di vedere i vari tifosi di Sinner od i vari pseudo commissari tecnici…
Peccato che giocare veramente è altro…
Con tutto il rispetto e condivido comunque…