Il 9 ottobre a Roma papa Francesco proclamerà santo il beato borettese Artemide Zatti

Artemide Zatti disegno

Papa Francesco ha annunciato la data per la canonizzazione del beato Artemide Zatti, laico professo della Società salesiana di San Giovanni Bosco: nato a Boretto, in provincia di Reggio, il 12 ottobre del 1880, sarà proclamato santo il prossimo 9 ottobre in piazza San Pietro a Roma, insieme al fondatore degli scalabriniani mons. Giovanni Battista Scalabrini.

Nel 1897, all’età di diciassette anni, Zatti emigrò in Argentina con la sua famiglia. A Bahia Blanca frequentò la parrocchia salesiana innamorandosi della figura di don Bosco. Per diventare religioso entrò nella casa di formazione di Bernal, ma curando un malato di tubercolosi restò contagiato e fu mandato a Viedma, avamposto dell’evangelizzazione in Patagonia. Qui scoprì la sua vocazione definitiva, iniziando a dedicarsi ai malati e assumendo prima la responsabilità dell’ospedale avviato dai salesiani (che Zatti rifonderà) e poi anche della farmacia, diplomandosi inoltre come farmacista e infermiere. La sua sarà una vita di preghiera, servizio e povertà fino al 15 marzo del 1951, quando morì stroncato da un male incurabile. È stato beatificato da papa Giovanni Paolo II il 14 aprile del 2002.

“Come sindaci e come parroci una delle esperienze più belle è quella di incontrare concittadini e parrocchiani innamorati della vita e costruttori del bene comune”, hanno detto il sindaco di Boretto Matteo Benassi e don Giancarlo Minotta, parroco dell’unità pastorale di Boretto, Brescello e Lentigione, quest’ultima affidata proprio all’intercessione di Zatti. “Per questo viviamo come un grande dono Artemide Zatti, un uomo che ha lasciato una scia così luminosa, in particolare tramite il proprio lavoro di infermiere, che il 9 ottobre papa Francesco lo proclamerà santo”.

“Siamo in un momento storico contrassegnato da un lato da “passioni tristi” e grandi incertezze, in cui si naviga a vista nell’economia, nella politica e nelle vite personali; dall’altro il nostro tempo mette in evidenza molto spesso fatti ed esempi negativi e riferimenti ambigui per i nostri giovani. In questo contesto la canonizzazione di Artemide Zatti è come un raggio di luce che squarcia il cielo chiuso. Ci mostra come non serva usare la fantasia per inventare personaggi all’altezza dei nostri desideri più profondi, che oggi sembra impossibile riuscire a vivere, ma che, al contrario, nell’amicizia con Cristo e nell’impegno nel lavoro quotidiano possiamo vivere all’altezza di quei desideri”.

La sua canonizzazione, a distanza di 71 anni dalla morte, “ci apre a un orizzonte di lungo respiro, che oggi tanto manca e di cui abbiamo molto bisogno”, hanno proseguito Benassi e don Minotta, ricordando che Zatti “affrontò anche momenti di tensione, fatica e scelte difficili, a volte indovinate e a volte no, come capita a tutti, ma la bellezza della sua vita spesa per gli ammalati e segnata dalle malattie vissute sulla sua pelle mette in moto una sana invidia per vivere a nostra volta relazioni in cui ci si prenda veramente cura gli uni degli altri. Del resto, come sindaci e sacerdoti, abbiamo toccato con mano quanto il Covid abbia fatto emergere il bisogno di riscoprire le relazioni di cura”.

“Ora ci prepareremo al grande evento di piazza San Pietro tramite alcuni momenti volti ad aiutarci a riscoprire come Dio chiami ciascuno di noi a splendere come stelle nella notte tramite e dentro le circostanze quotidiane. Per questo abbiamo pensato a momenti che mettono in evidenza modi diversi di essere chiamati, ma uniti dalla stessa chiamata a una vita bella, onesta e, addirittura, santa. Una chiamata che anche chi non è cristiano percepisce tramite il desiderio di una vita piena, capace di lasciare un segno positivo del proprio passaggio in questo mondo”.